Questa settimana abbiamo l’onore di ospitare sulle nostre pagine un’autentica rivelazione degli ultimi anni nel campo dell’illustrazione: stiamo parlando di Marco Romano, forse più noto come Goran.
In molti sicuramente avranno ammirato i suoi lavori sull’edizione italiana di Wired, ma questo giovane pugliese ha ampiamente superato i confini nazionali, lavorando per clienti come Bycicling Magazine, ESPN, Entrerpreneur Magazine, Fortune Magazine, Georgia Tech Alumni Magazine, Gold – Your Street Dealer, GQ Germany, GQ Italia, IBM, Il Sole 24 Ore, Kerakoll, La Vita Nova, Men’s Health US, Opere Magazine, Quechua, Snip.it, The Washington Post, Timbuktu Magazine, Usbek & Rica Magazine, Wired UK. Anche se è stramodesto, Marco ha tenuto alcuni speech e workshop in luoghi ed occasioni prestigiose, come gli Adobe Creative Days 2013, l’ISIA di Firenze ed il Politecnico di Torino. È stato, inoltre, uno degli autori dell’identità collettiva di FOOD.CHOCOLATE.DESIGN.
Abbiamo scambiato due parole con lui.
Ciao Marco! Come hai reinterpretato il nostro logo, simbolo di pace e prosperità?
Da bravo disegnatore di cosmonautini l’ho fatto diventare il badge di una missione spaziale.
Spero vi piaccia (ndr Troppo).
Perché ti fai chiamare Goran?
Questa è una lunga storia. Diciamo che è tutta colpa dei miei compagni di liceo.
Di punto in bianco, per motivi che non sto qui a rivelarvi, hanno iniziato a chiamarmi così.
Inizialmente non mi piaceva, poi però mi sono affezionato ed ho iniziato a sentirlo mio.
Durante il periodo universitario l’ho utilizzato per firmare le mie prime illustrazioni e da allora ho continuato ad utilizzarlo.
Cinque aggettivi per definire il tuo stile.
Me ne bastano tre: geometrico, iconico, pop.
Da quando hai capito che ti piace disegnare? Ci spieghi un po’ com’è andata?
Lo so, è una risposta banale ma è così: l’ho capito fin da piccolo. Fin dall’asilo ho sempre disegnato con passione.
Poi ad un certo punto, più o meno durante il primo anno di università, ho realizzato che quella passione poteva diventare la mia professione.
Così ho investito tutte le mie forze e i miei risparmi per cercare di formarmi. Ho frequentato workshop, letto libri, spulciato in rete, conosciuto gente e sperimentato vari linguaggi finchè non ho trovato quello che mi rappresentava di più. Un bel giorno poi ho iniziato a lavorare nella redazione di Wired. Il resto è venuto da sé.
Sappiamo che vai matto per i packaging del cibo. Anche tu scegli cosa mangiare in base alla grafica, o sei un buon gustaio? Qual è il tuo piatto preferito?
Sono uno a cui piace mangiare, ma non mi considero un esperto. Tra un ristorante stellato e un panino al carretto preferisco il secondo.
Però sì, è vero, mi faccio influenzare molto dal packaging. Pensa che quando devo scegliere un vino mi concentro solo sulla capsula e sull’etichetta. Il vitigno, la provenienza e l’annata sono cose accessorie. Vengono dopo!
Quanto ti manca la Puglia da 1 a 10? (ndr da pugliese a pugliese)
Ouch, argomento scottante. La Puglia non mi manca tantissimo, per non dire che non mi manca affatto. Non mi sono mai sentito a mio agio nella mia regione e fin da ragazzino ho sognato di vivere altrove.
Ultimamente la sto rivalutando (ndr ti sei salvato in corner) anche grazie al lavoro che stanno portando avanti diverse realtà che operano nel campo della cultura e del design.
Però resta sempre un posto molto distante dal mio modo di essere.
Guardatelo il suo modo di essere, e rifatevi gli occhi.
Altre fantastiche illustrazioni sono sul suo sito personale.
➝ Nella puntata precedente: Milk, corn flakes & Pietro Mazza