Parlo di protezioni per la testa perché io dalla bici ci casco almeno tre volte al mese.
Non è una questione di sbadataggine o di vizio del batticuore: sono geneticamente maldestro e attratto dalle rotaie come le api dal giallo mostarda. Solo che l’abitudine di mettere il casco non l’ho ancora assorbita, ma penso di non essere il solo a strisciare su spartitraffico e marciapiedi senza un sicuro elmetto da capoccetta. Il casco lo sopportano in pochi, soprattutto se si parla di ciclisti urbani, magari anche nelle civilissime e ciclabilissime strade di Olanda, Danimarca o Germania.
“Dai ragazzi il casco è scomodo e antiestetico, quando ce lo mettiamo in testa sembriamo degli apicoltori più che degli hipster del nordeuropa”. Immagino la pensassero così Anne e Terese quando hanno deciso di incentrare la loro Master Thesis in Design Industriale su un oggetto particolare: un casco invisibile. Era il 2005 quando è nata l’idea ed è il 2013 quando è iniziata la distribuzione di Hovding, il casco airbag per ciclisti urbani. Un mix di tecnologia e stile: ha l’aspetto di un caldo e stiloso paracollo. Te lo posizioni sotto la testa, accendi l’interruttore (sotto forma di clip della cerniera lampo) e puoi andare sgommando fra portiere aperte alla rinfusa e tombini scoperti sicuro che nel malaugurato caso dovessi assaggiare l’asfalto, la tua testa non subirà colpi o sbucciature perché Hovding sarà lì a comparire come un tempestivo airbag proteggendo tutto ciò che di meraviglioso nasce fra le tue orecchie.
Volevo cercare di chiarirmi le idee su Hovding, così sono riuscito a fare due chiacchiere con Terese Alding, una delle due menti del progetto, che mi ha raccontato retroscena e soddisfazioni sul casco invisibile.
Ciao Terese, come stai? Cosa stai facendo?
Ciao Stefano, sono all’Ikea.
Davvero? Vuoi che ci sentiamo dopo allora?
Nono, scherzavo, dai. Sono al lavoro, volevo solo prenderti in giro. Voi italiani oltre all’Ikea di svedese conoscete ben poco.
Dici? Vabbé, a proposito di banalità, eccomi subito con la domanda più banale di tutte. Sappiamo già che tutto nasce dal vostro progetto di laurea. Ma dimmi un attimo qualcosa in più.
Ah. 2005 Università di Lund, Svezia. È il momento della tesi. Io e Anna non abbiamo idea di cosa tirar fuori. Le ore di brainstorming sono tante quanti i caffé alla siberiana bevuti. Parla, discuti, disegna, ridi. Niente. Poi arriva il quid: ci ricordiamo che un sacco di persone continua a parlare della voglia di indossare un casco invisibile per la bicicletta: è appena stata approvata la legge che rende obbligatorio l’uso del casco per ciclisti minori di 14 anni. Magari fra un po’ l’obbligo sarò esteso a tutti. Nessuno ha voglia di mettere in testa qualcosa che rovina i capelli e le serate mondane nei club svedesi. Molto meglio un casco invisibile che possa saltare fuori solo al momento giusto. Ecco l’idea geniale.
Dall’idea alla realizzazione sono passati ben 7 anni. Uno sviluppo lungo e complicato.
Beh sai, mettere in testa alla gente un airbag non è poi una cosa così semplice. Il casco non deve esplodere ad ogni sussulto ma solo al momento giusto. Così abbiamo preparato un algoritmo di funzionamento assolutamente perfetto, studiando migliaia di incidenti ciclistici (stunt test, crash test) raccogliendo in parallelo dati sulle normali abitudini di pedalata. Solo così che Hovding può distinguere gli eventi imprevisti da quelli comuni nello spostamento urbano. Non dimentichiamoci, poi, che costruire un airbag per ciclisti è molto più complicato che farne uno dell’auto, prima di tutto la forma: non un semplice palloncino ma un casco che avvolge testa e collo.
Anche l’esplosione protettiva non è una cosa semplicissima: niente detonazioni ma un innesco elettronico che spara il gas elio necessario a gonfiare Hovding in 10 centesimi di secondo.
Fra una cosa e l’altra direi che sette anni non sono poi così tanti.
Direi di no, anche perché avete iniziato subito a lavorare su prototipi.
Subito. Non abbiamo fatto troppi pensieri su schizzi e demo esclusivamente estetici. Ogni step è stato di tipo funzionale e dopo aver trovato il meccanismo ideale abbiamo pensato all’ergonomia.
Un concetto molto interessante di Design.
Per noi Design vuol dire realizzare il prodotto perfetto per il cliente. Spesso si confonde design con mera estetica. Non è così.
Design è avere l’abilità di immaginare la soluzione di un problema (Vision) e svilupparla tecnicamente al massimo della funzionalità (realizzazione). Non si può sviluppare una tecnologia senza sapere a cosa applicarla. Questo è Hovding: un prodotto avanzatissimo che sintetizza in sé tecnologia e design.
Progetto realizzato, è arrivato poi il momento di reperire dei fondi.
Già. Presentando il nostro progetto abbiamo raccolto 10 Milioni di dollari. I nostri finanziatori sono un mix fra business angels e società di capitali. Siamo riusciti a convincerli grazie alla nostra visione cristallina. Gli investitori hanno riconosciuto in noi la loro stessa indole. Quella di persone coraggiose, che mettono al centro della propria vita la curiosità e la cocciutaggine, che vogliono continuare a pedalare nel traffico senza compromessi proteggendosi senza cambiare le proprie abitudini.
Ma non è stato così facile.
Ma neanche così difficile, sai. Per fortuna abbiamo ricevuto subito un sacco di supporto da parte dei nostri professori dell’Università di Lund che sono rimasti i nostri primi fans. Certo, abbiamo incontrato anche vecchi bacucchi incartapecoriti, che seduti sulle loro comode sacche di soldi hanno preferito prenderci in giro piuttosto che ascoltare l’idea che gli stavamo proponendo. Oggi che abbiamo realizzato il nostro prodotto, che abbiamo vinto un sacco di premi, non ho sentimenti di rivalsa nei confronti di queste persone, piuttosto sono triste per loro.
Parlavi di premi. Ti prego non nominarmeli tutti altrimenti facciamo mattina. Dimmi solo qual è stato il più importante?
Torno a parlare dei nostri professori nominandoti Index: Design to improve life, il più importante premio dedicato al design per il miglioramento della vita. L’abbiamo vinto nel 2011 davanti ai reali di Danimarca portandoci a casa 500k Euro.
E i prof che c’entrano?
Se non fosse stato per il loro consiglio noi non avremmo ad oggi nemmeno saputo dell’esistenza dell’Index.
Torniamo un attimo su Hovding. Cosa dicono di lui le persone che lo usano?
Beh lo adorano. Il ciclismo è un fenomeno di massa qui in Nord Europa e tutta la gente che va in bici lo fa senza proteggersi la testa. Come ti dicevo, i ciclisti urbani non amano il casco ma hanno trovato una soluzione in Hovding. Così riceviamo ogni giorno svariate lettere di chi è stato messo al riparo da infortuni, magari anche gravi, grazie al nostro airbag ciclistico.
Certo Hovding può sembrare costoso. Ma si tratta del casco più protettivo in circolazione. Se vuoi la migliore protezione per il tuo testone il prezzo di Hovding non ti sembrerà un problema.
Pensi che la vostra soluzione potrà essere adottata anche dai ciclisti professionisti?
Credo di no. I professionisti sono abituati ad indossare caschi tradizionali. Non ce li vedo Bak e Lovkvist a scegliere la fantasia da abbinare alla loro divisa. Nono, Hovding è stato disegnato appositamente per i ciclisti urbani che possono subire pericolosi danni per la loro cattiva abitudine di non portare il casco.
E tu in bicicletta ci vai?
Certo che sì. Pensa che sono da poco andata ad abitare in campagna e pedalo per quasi mezz’ora al giorno per andare al lavoro.
E prima di Hovding lo mettevi il casco?
No.
Eccoci spiegato l’arcano.