Bicicletta e casco. Di nuovo. Questa volta però senza pensare a prototipi supertecnologici o pezzi di design: difficili anche solo da tenere in mano, figuratevi da tenere in testa.
Oggi mi sono voluto fermare un secondo su un classico casco da strada. Classico sì ma sicuramente non banale, parlo del Limar Ultralight+: il casco più leggero del mondo. Parlo di questo e di tutta la storia di Limar con Piero Bionda, Responsabile Commerciale del marchio.
Non starò qui a descrivere esclusivamente dell’Ultralight+, che ho provato e posso sicuramente definire leggerissimo, ma voglio raccontare una storia interessante che parte dall’avanguardia tecnologica per poi arrivare alla bici, e non viceversa.
Già, perché la storia di Limar parte dalla passione per i materiali mica per la passione per la bicicletta.
Ma mi stavi ascoltando?
Sì, perché mi piace fare queste entrate ad effetto.
Beh, allora continua pure Piero.
Dicevo, tutto nasce da MPE, storico produttore di imballaggi e primo in Italia a lavorare e stampare a misura l’EPS (Polistirele Espanso Sintetizzato) polimero sintetizzato da…
Forse troppo tecnico?
Insomma, mentre la MPE depositava brevetti su brevetti con l’EPS, la bicicletta cominciava a diffondersi su tutte le strade cittadine, sotto forma di mountain bike. Le teste dei nostri figli rimanevano scoperte e noi genitori ci preoccupavamo. I bambini, e gli adulti, si sa, difficilmente mettono in testa oggetti pesanti, così nacque l’idea. Costruiamo i caschi più leggeri del mondo, andranno a ruba.
Il percorso verso la superleggerezza, però, non è stato immediata.
Beh F104, anno ’94, era davvero leggero e soprattutto era il primo casco disegnato appositamente per la strada. Poi sono arrivati gli standard omologativi per tutte le nazioni e il peso cominciò a salire. Ma con qualche brevetto e un po’ di tecnologia in pochi anni siamo arrivati all’Ultralight+ e ora stiamo continuando a superarci.
Siete partiti quindi dai caschi da strada?
A dir la verità tutto è iniziato con la Mountain Bike. Ma poi il casco da corsa è diventato obbligatorio e noi siamo stati subito scelti da importanti squadre e corridori come protettori delle loro preziose testoline. Ma mentre noi li aiutavamo a proteggersi con i caschi Limar, loro ci aiutavano con lo sviluppo. Ricordo con grande affetto Paola Pezzo, Gianni Bugno e Bjarne Riis (il famoso mister 60%), corridori veri e grandi innovatori, senza i loro consigli difficilmente saremmo arrivati ai caschi di oggi.
Il campione del mondo Bugno, la Campionessa Olimpica Paola Pezzo. Stiamo parlando di grandi nomi.
Se vuoi ti nomino un paio di squadre: Gatorade, Polti, Gewis, D-Telecom. Anche se preferisco sempre più parlare dei ciclisti di tutti i giorni che di quelli professionisti.
Da qui la sponsorizzazione di tante gran fondo.
Esatto. Ad un certo punto abbiamo capito che i nostri caschi in testa a questi grandi campioni avrebbero avuto una visibilità importantissima, così ci siamo rivolti al mercato del ciclista quotidiano. La sponsorizzazione delle Gran Fondo ci avvicinano ai ciclisti amatoriali, mentre la creazione di caschi urbani, come il nuovo Velov, ci avvicinano al ciclista urbano.
Fermiamoci un attimo sulle Gran Fondo. Limar sponsorizza la Gran Fondo di New York. Di cosa si tratta.
Una Gran Fondo nuova di zecca, non ha più di cinque anni, nata dall’intuizione di una coppia germano/statunitense. Ci abbiamo visto lungo, il loro progetto si è realizzato anche grazie al nostro supporto e oggi calamita l’interesse di tantissimi ciclisti che subiscono il fascino della Grande Mela.
Già, il fascino della Grande Mela, ne dovrò parlare. Tornando al marketing non proprio tradizionale di Limar. Che mi dici della vostra prossimità col ciclismo femminile.
Anche lì la lungimiranza ci è stata vicina. Il ciclismo femminile è professionista dal 1994 ed è da allora che Limar è sul campo.
Lo siamo ancora oggi, ovviamente, anche supportando squadre giovani che aiutano le ragazze nella loro passione per il ciclismo.
Gran Fondo, ciclismo femminile. Sto dimenticando qualcosa?
Lo Strade Bianche, di cui siamo main sponsor. Una delle corse più belle del circuito internazionale, tanti chilometri di sterratoe un’atmosfera che da sola riesce a raggiungere quella delle grandi corse del nord.
Anche una delle mie corse preferite. Pensa che ci vado ogni anno, anche quest’anno ho segnato l’8 Marzo sul calendario.
Beh, allora non capisco come tu abbia fatto a dimenticarla.
Ehm. Dicevamo dei caschi: leggeri, sicuri, ma il design?
Hai visto i premi che abbiamo in bacheca? Ti nomino solo l’ultimo, targato 2012: IF Product Design Award per il nostro Velov.
Ok. Perfetto. Ma tu, Piero, in bicicletta ci vai?
Giusto per il percorso da casa all’edicola.
E il casco lo metti?
Certo. Pensa che solo una volta non lo misi. Avevo cinque anni e andai a sbattere contro una cancellata. Risultato? 5 punti in testa.
Va beh. Ma a quell’epoca i caschi per bici mica esitevano.
Quelli no. Ma c’erano gli elmi in ferro.