Polkadot intervista i port-royal, in occasione del loro ultimo live alla Casa 139 di Milano. Una riflessione del gruppo genovese che negli ultimi 4 anni si è imposto sulle scene internazionali con un sound personale e ricercato, profondo e coinvolgente. Superfluo parlare di elettro, ambient o post rock.
port-royal 2005, port-royal a inizio 2009: cosa è cambiato?
Tanto e poco allo stesso tempo. Nel 2005 usciva il nostro debutto internazionale “Flares”, non avevamo mai suonato fuori dall’Italia (anzi, per scelta all’epoca suonavamo dal vivo davvero poco) ed eravamo per così dire “sconosciuti”. Ora a inizio 2009 siamo ben noti nel panorama internazionale indie-tronico, ma anche al di fuori delle ristrette schiere degli appassionati. Abbiamo pubblicato con etichette straniere 3 LP di successo, altrettanti EPs ed anche uno split album. Abbiamo girato quasi tutta l’Europa e non solo, abbiamo tanti nuovi concerti in programma e stiamo per pubblicare il nostro nuovo album, un EP, ed uno split. Ma siamo sempre appassionati come 4 anni fa: la tensione e la “fede” sono rimaste invariate.
Chi è l’ascoltatore dei port-royal secondo i port-royal? Ve lo siete mai immaginato?
Onestamente no. Comunque è facile pensare, soprattutto agli inizi, che chi ci ascoltava (e ascolta) facesse (e faccia) parte di quel genere di persone particolarmente attente alle nuove proposte indipendenti, insomma: quegli ascoltatori appassionati che cercano la musica in profondità e non si accontentano delle superficiali proposte del mainstream. Però col passare del tempo abbiamo, fortunatamente, constatato che i port-royal attirano anche ascoltatori impensabili, cioè decisamente fuori dalla categoria di appassionati sopra menzionata. E ci ha fatto molto piacere, perché significa che la nostra musica rompe gli argini e, come non è catalogabile in un genere preciso, così non è ascoltata né fruita da una categoria particolare e ristretta di persone: potenzialmente può essere apprezzata da molta più gente di quanto non ci si aspetterebbe.
E chi sono i port-royal secondo gli ascoltatori dei port-royal che immaginate?
Di recente c’è gente che ci dice che vorrebbe essere noi! Diciamo che la maggioranza ci crede persone introspettive e sensibili, e ciò è anche vero, ma è così generale e vago che alla fine non significa poi molto. Ci credono persone speciali perché non tutti fanno quello che facciamo noi. Con alcuni di loro da una conoscenza iniziale è nato un vero rapporto d’amicizia.
Pensiamo alla big band di Mattew Herbert oppure al sound di Fennesz, o ancora all’aumento delle serate “elettro” che vi vedono anche presenti col progetto dj set. E’ un momento di fermento e di boom? Cosa sta offrendo il sistema? Sia nelle percezioni del pubblico che nelle possibilità di crescita.
A dire il vero facciamo raramente dj set, e a prescindere dal progetto port-royal. Il nostro è un live elettronico con synth, laptop, campionamenti e visuals, ma differente da un dj set vero e proprio, pur non usando chitarre, batteria etc. (dal vivo). Cosa sta offrendo il sistema? Forse sarebbe meglio chiedere(si) se stia poi offrendo qualcosa. Mi sembra che si dia molto spazio ai soliti nomi, anche se non fanno più le cose belle di un tempo (quelle che hanno fatto sì che si facessero un nome) e uno spazio davvero angusto ed esiguo a tante nuove realtà che meriterebbero di più. È vero che le serate elettro sono aumentate, ma il livello della proposta è fermo se non addirittura in caduta libera proprio per il motivo summenzionato. Nonostante ci siano dei nomi interessanti, le proposte sono alla fine più o meno sempre le stesse.
Richie Hawtie, in occasione dei 10 anni della M-nus, ha coordinato una serata a Palazzo dei congressi a Roma, in cui diversi dj si sono alternati entrando in comunicazione tra loro e col pubblico attraverso un cubo che trasmetteva messaggi wi-fi. Come lo vedete e vivete questo rapporto con la tecnologia? L’obiettivo sembra quello di un coinvolgimento sempre più totalizzante ed emozionante, una sorta di sturm &drang e di romanticismo d’avanguardia?
Personalmente lo viviamo molto bene, tanto da averci addirittura dedicato un pezzo (“internet love”)! Ormai sarebbe impensabile immaginarci come eravamo solo che 10 anni fa. L’importante è solo non farsi risucchiare e il rischio, oggi come oggi, è davvero alto. Si può parlare di romanticismo d’avanguardia anche se ora, molto più di prima, si tende ad evitare qualsiasi tipo di responsabilità, cosa molto facile nell’epoca dell’amore online… ecco, nella nostra epoca ipertecnologicizzata viene completamente a mancare il senso della responsabilità e alla fine una reale capacità di comunicare. Paradossalmente nell’ipertrofia dei mezzi di comunicazione si è smarrita la via per comunicare qualcosa realmente. La nostra tecnologia mira prometeicamente a renderci liberi (fin troppo) e ad abbattere ogni limite, dimenticando che l’uomo ha bisogno del concetto stesso di limite e che in assenza di impedimenti esterni inizia a fabbricarsene di nuovi dall’interno. Penso che si dovrebbe accettare di farsi coinvolgere in questo enorme parco dei divertimenti, senza abbandonarsi a inutili e sterili proteste antimoderne, stando però attenti a non diventare persone inadatte ad instaurare vere relazioni interpersonali che sfuggano alla mediazione dello schermo e della tastiera.
Genova – Milano, Milano – Casa139, 24 Gennaio. La Casa è un luogo di raccoglimento ed ascolto, oltre ad essere una fucina importante per gruppi talentuosi. Cosa ci dobbiamo aspettare da questo live?
Il tipico live dei port-royal: rifacimenti live di pezzi già pubblicati e la presentazione di tanti pezzi nuovi in veste live, il tutto con passione, energia e poca paura di ballare in un oceano di suoni e di immagini
Chiudiamo con un ritorno alla prima domanda: 2009, qualche novità da anticipare?
Eccome! In ordine cronologico: un tour in Italia, Russia e Malta a gennaio. Un tour centro europeo e jugoslavo ad aprile. L’uscita di uno split album con il nostro amico inglese Lightsway in primavera. La pubblicazione del nostro atteso nuovo album in estate o autunno e di un EP a 4 mani con l’amico canadese Pascal Asselin entro la fine dell’anno. Oltre che l’organizzazione di un grosso tour europeo e non dopo la pubblicazione del nuovo album.
E nell’accogliente piano superiore della Casa139 si è consumato il live dei port-royal, che non è definibile proprio come un live, non è un dj set, quanto un’esperienza sensoriale. Visual e audio generano un’ atmosfera intima ed introspettiva, il suono si diffonde come nebbia nella stanza e le proiezioni ti portano nel mondo port-royal: dove le emozioni ed i pensieri si liberano e il corpo inizia a muoversi involontariamente, ma non è un ballo è un’espressione. Il concerto ripercorre gli anni del gruppo, da Jeka a putin vs valery, Deca-Dance. Mentre sullo schermo scorrono frammenti di storie di vita contemporanea a libera interpretazione, come in Anya Sehnsucht. Il tutto vivamente consigliato agli animi romantici.