“Racconto non storie, non sentimenti ma impulsi attraverso le mie figure che spesso si colorano del rosso del sangue, che indossano simboli feticisti come tacchi a spillo e calze autoreggenti.”
Cosi’ un giovane emergente illustratore tranese(ma anche designer, musicista e grafico!) descrive i suoi lavori…MASSIMO MAZZU. Donne esplosive si contorcono difronte al riguardante esibendosi, spogliandosi, mostrandosi nella loro nuda verità da cui emerge un dato sempre macabro, color sangue che rimanda al peccato. E non sono molto dissimili dal modo in cui le donnine patinate delle riviste, del porno e delle live chat si offrono al pubblico-cliente e che, rielaborate dall’artista, perdono la loro identità in pochi tratti somatici, lasciando parlare il loro corpo rigonfio di sensualità.
Ma c’è qualcosa di classico dietro la statuaria presenza di quelle donne ( a volte sostituite dall’ Uomo-Priamo) che soppresse nel piccolo formato che l’artista concede loro ( 210x297mm ) paiono sorreggere il peso della violenza che esprimono come greche Cariatidi. Non a caso, tutto è iniziato con la visione della Venere Willendorfiana su un libro di storia, dalla quale Mazzu racconta di esserne stato folgorato e alla quale si sono aggiunte influenze neo-espressioniste, surrealiste ed art brut.
Dopo aver esposto in mostre personali e colettive tra cui DIRTY SHOW 10 a Detroit e pubblicato in svariate riviste e webzines internazionali, l’artista ritorna a Milano in “THE WHOREHOUSE WITHIN ME, tra il cuore e le budella” presso la Limited No Art Gallery (via Nicola Antonio Porpora, 148) a partire dal 25 settembre.