Richard Dyer, intellettuale statunitense, scrive nel 1979 l’articolo “In Defence of Disco”, pubblicato nel numero 8 del magazine “Gay Left”, un’apologia dettagliata della disco music, analizzata nelle sue caratteristiche sociali e stilistiche, descritta come portatrice di un nuovo erotismo sentimentale, più libero, quasi primitivo. Assistiamo al ribaltamento del binomio alto/basso, un vero e proprio sovvertimento di categorie.
Tutto questo per introdurre oggi l’estetica di Robyola , giovanissima fotografa veneta amante del trasformismo e dell’arte Burlesque, creatrice di scenari glitterati, patinati e squisitamente CAMP. Le sue foto strizzano l’occhio allo spettatore ammiccando come pin up di vinile, ingioiellate e languidamente imbevute di un erotismo autentico e soft. La rivoluzione del portacipria.
Non solo foto di posa, ma anche scatti dove emerge il behaviour più slacciato e anticonformista, un mix di innocenza e seduzione, aggressività e altro da sé. Boccette di trasgressione e ampolle di leziosità stanno accanto ad antidoti contro la noia e pozioni d’amore, nel magico laboratorio a luci fucsia di Robyola, dove tutto è gioco e cambiamento. Nelle sue foto si respira tutta la cultura Queer del travestimento e tutto il suo potere liberatorio e rigenerante.
La difesa della Disco, la difesa di un istinto giovane e voluttuoso. Scatti polposi come gloss, dove gli orecchini sono lampadari e i desideri urgenti e vividi. Al contadino non far sapere quant’è buona Robyola con le pere.