A Roma il calcio è qualcosa che travalica spesso le chiacchiere da bar dello sport. Il calcio è una metafora, è una fede, una ragione che spesso non vuole sentire ragioni. Il calcio è una passione. A Roma a volte è violenza, negli stadi, fuori dagli stadi. Nelle curve che cambiano colore politico, da rosse a sempre più nere, quelle della Roma. Il calcio a Roma è Totti. Il calcio a Roma è “ci hanno rubato la partita”. Il calcio a Roma è orgoglio. Il calcio a Roma è quella reazione sincera che può perdere il controllo, può diventare teppismo quando gli sbirri diventano il nemico numero uno. Un pallone a Roma ha il potere di far combattere un ragazzo per un ideale. Lo hanno cantato cantanti e scritto scrittori.
Ciro De Caro conosce perfettamente queste emozioni, le ha messe in video per la prima volta col suo Spaghetti Odio nel 2003, storia di inimicizia tra un tifoso laziale fascista e un romanista che finisce in tragedia, come potrebbe accadere in una banlieu parigina. Ora che la Roma si è gioca lo scudetto fino all’ultima zona cesarini contro l’Inter, nemica storica, gemellata con gli odiati cugini biancocelesti, e che il paese attraversa una delle fasi più buie della sua storia repubblicana per corruzione e scandali politici, De Caro mette tutto insieme con la sua abilità visiva. Lo fa in un giorno: si incazza, ci pensa, chiama qualche amico, tira fuori la sua Canon EOS 7D, lo monta nottetempo in Final Cut ed esce fuori questo piccolo spaccato antropologico nell’anno domini 2010, all’ombra del Cupolone, quando mancano due giornate alla fine del Campionato.