Il ponticello in ferro che dalla periferia di Budapest consente l’accesso sull’isola di Obuda è un pò come la porticina che varca Alice per giungere nel paese delle meraviglie. Sziastoc, Privet, Salve, Welcome recita il cartello multilingue, che accoglie all’ingresso una moltitudine impaziente di giovani con i volti arrossati dal sole e le spalle cariche di zaini, arredamento da campeggio e tende. Benvenuti, dunque, al Sziget Festival. Il primo strumento indispensabile per orientarsi al Sziget è la guida con mappa e calendario, qui la toponomastica è esplicativa di tutto: l’intera isola pullula delle più disparate attrazioni, dal teatro al tendone del circo, dal palco Budapest Jazz Club a quello solamente dedicato al blues, e ancora il main stage, il Party Arena per le nottate con dj set elettro tecno, l‘African village a tema raggae, la musica zigana con una sua area dedicata, il palco alternativo A38, l’MTV stage dedicato agli amanti del metal. E non è finita, nelle lunghe distanze tra un palco e l’altro è tutto un fiorire di bancarelle con le cibarie più disparate, pit stop per la birra, stand con cappelli e parrucche per travestimenti bizzarri, bar più o meno brandizzati che fungono da discopub, innumerevoli giochi, e ancora servizi: dal bancomat al pronto soccorso da campo, dall’ info point generale all’area per le donazioni volontarie del sangue o dedicate alle campagne di sensibilizzazione sociale. Un paese dei balocchi dove il leitmotiv è la musica e dove ci si spoglia di quello che si è fuori per diventare qualcun altro o qualcos’altro dentro e lasciarsi andare.
La vita sull’isola non ha orari, nulla si ferma mai e ognuno segue solamente i propri desideri. Di fronte a una situazione così ci spieghiamo perchè molti aficionados del Sziget comprano il biglietto a prescindere dalla line up, anche se poi l’organizzazione della giornata è basata sugli orari dei concerti e sono questi che alimentano l’entusiasmo e la passione di questo popolo in movimento sull’isola. Noi Polkadotters ci siamo subito inseriti in questa bizzarra dimensione e abbiamo iniziato così la settimana. Dopo il primo pomeriggio trascorso al blues stage, abbiamo deciso che quello sarebbe stato il ritrovo ideale fino al tramonto. Musicisti di altissima qualità si sono alternati nei diversi giorni: i Blues trappers, che mescolano rock e blues, gli Ef Zambo Happy Dead Band, che invece si spostano verso la bossanova, e ancora i White Coffee e la stupenda voce di Hubert Tubbs che si è esibito insieme alla Dirty Fred Blues Band regalandoci un live molto emozionante. Una menzione speciale va sicuramente alla portoghese orchestra vagabonda Cottas Club Jazz Band, che girando l’isola al suon di un irresistibile motivetto dell’america degli anni 30 che recitava “oh Pepsi Cola”, ha scatenato l’euforia generale e una processione di gente danzante al seguito dei musicisti. E’ stato un momento indimenticabile ed esplicativo dell’atmosfera che si respirava sull’isola.
Tra i guests della line up, l’appuntamento con la storia della musica è stato con i The Wailers, il gruppo del mito Bob Marley che ha ereditato tutto il suo spirito, e i Buena Vista Social Club, che nonostante l’età avanzata hanno conservato intatta la qualità della loro musica e la loro verve de Cuba. Qui un assaggio dei The Wailers.
Correndo da un palco all’altro abbiamo ascoltato gli indie rocker scandinavi The Hives, meno in forma del solito ma sempre tiratissimi nei loro live, abbiamo apprezzato molto gli ZZZ con la loro elettronica psichedelica, davvero coinvolgenti. E rimanendo in ambito di elettronica, i Faithless sul main stage hanno proposto un bellissimo live set, facendoci dimenticare che musica elettronica e Mac siano una cosa sola, e per fortuna! Si sono esibiti anche i Gotan Project, tra tango e synth, e la pista del Party Arena è impazzita. Sempre al Party Arena abbiamo ballato con il dj set di Boys Noise vs Erol Alkan. Non ci siamo fatti mancare neanche il metal, abbiamo apprezzato molto Children of Bodom e ovviamente gli Iron Maiden, pietra miliare del genere. Anche loro, nonostante l’età e la voce di Bruce meno potente rispetto agli esordi, hanno dimostrato di essere ancora in forma e soprattutto di non aver perso smalto e grinta. Suoni potenti, assoli tiratissimi che hanno mandato in visibilio tutti gli affezionati, per due ore di concerto dove la band ha riproposto i pezzi storici, che amanti del metal o del non metal hanno apprezzato inevitabilmente. E giungendo alla fine della settimana, la domenica abbiamo visto i Muse, sempre spettacolari. I concerti in tabellone, oltre a questi, sono stati tantissimi, impossibile citarli tutti. Abbiamo cercato di dare un assaggio di quello che è stata questa entusiasmante settimana all’insegna della musica. Dopo una nottata, che sarebbe stata l’ultima, trascorsa girovagando tra i dj set ed i bar aperti, per poi finire addormentati sui cuscini della sala ambient, ci ritroviamo all’alba del lunedì che l’isola piano piano stava scomparendo, intorno a noi una folla in partenza e gli addetti ai lavori che smontavano tutto. Entro le ore 13 sarebbe ritornata l’isola che non c’è, almeno fino al prossimo agosto.