Se li accomunate al noto produttore chill wave Washed Out loro rivendicano una certa dissomiglianza. E se ballate spensierati i loro motivetti, ci tengono a sottolineare che i loro testi sono tutt’altro che scanzonati. Loro sono i Casa del Mirto, gruppo trentino nato nel 2005 e composto da Marco Rossi, Mirko Marconi (in uscita dal gruppo e che lascerà il posto a Massimiliano Santoni) e Luigi Segnana. Con il loro album “1979” hanno conquistato i seguaci del glo-fi attraverso sonorità nostalgiche e sognanti che riportano la mente alle immagini sfuocate di vecchie polaroid. Il primo settembre è prevista l’uscita in rete del loro nuovo album “The Nature” che, differenziandosi dal precedente progetto, continua però a strizzare l’occhio all’italo disco degli anni ’80. In occasione della manifestazione pugliese D.A.N.K.E., Polkadot ha avuto modo di scambiare quattro chiacchiere con i tre componenti.
P: Come è iniziato il vostro progetto musicale e da dove nascono i Casa del Mirto?
Marco: Casa del Mirto nasce nel 2005. Cercavo di emulare l’house anni ’90 con un progetto che ho portato anche a Berlino in cui suonavo dasolo. Tempo dopo, suonando anche rock, ho voluto unire l’elettronica con il rock malinconico ed è nato Casa del Mirto. Per portarlo live ci volevano però un bassista ed un chitarrista. Ho deciso di coinvolgere il mio socio dell’etichetta Mashhh! Records, Luigi, che è un grandissimo bassista, e Mirko, che è un grandissimo chitarrista, con cui avevo un altro progetto musicale chiamato Death by Pleasure con cui suonavo garage.
P: Leggendo di voi è facile imbattersi in molteplici definizioni musicali, tipiche della scena indie. Da ipnagocic a lo-fi, fino a italo disco, glo-fi e tropical pop. Mettendo un pò di ordine, a quale corrente vi ispirate di più?
M: Non penso che le etichette siano completamente inutili. La definizione tropical è perfetta per le prime produzioni di Casa del Mirto. In effetti, chill wave è un termine molto ampio che ha a che fare con Memory Tapes che suona la chitarra, Neon Indian che suona i sintetizzatori vintage, Dutchess che per noi è un mito, uno che vive sotto le palme in un isoletta componendo musica fighissima! Se siamo partiti dagli anni ’90, adesso ci ispiriamo maggiormente alle sonorità anni ’80, ovvero quelli di nicchia che si sentivano in macchina quand’eravamo bambini con mamma e papà. Abbiamo preso in prestito gli aspetti più dolci e più malinconici di quegli anni, come ad esempio i BeLoved, e che ti entrano nel cuore. Ma soprattutto come non citare i Righeira con l’italo disco! Il nostro album che uscirà i primi di settembre si distaccherà da questo tipo di sonorità però l’italo disco continua a caratterizzare il nostro lavoro.
P: Il vostro suono nostalgico ed intimistico riporta agli anni ’80, tuttavia è allo stesso tempo molto contemporaneo. Qual’è il vostro rapporto con la contemporaneità? Prevale in questo concetto l’assoluta libertà sperimentale (incluso il prestito da sonorità passate) o la consumistica “novità a tutti i costi”?
M: Non credo che esista contemporaneità in musica. Noi, ad esempio, non prendiamo in prestito ma RUBIAMO! Prendiamo tutto ciò che ci piace. La nostra formazione proviene dalla memoria e dai ricordi che abbiamo immagazzinato da piccoli. Luigi: Credo che la contemporaneità esiste solo se la formazione del passato ritorna in quello che si fa adesso.
P: Cosa vuol dire essere una band italiana che si autoproduce attraverso la label Mashhh! e che diffonde la propria musica attraverso il web in un tempo in cui di dischi se ne vedono sempre meno?
M: Io e Luigi abbiamo fondato la nostra etichetta Mashhh! con l’intenzione di stampare solo su vinile e cassetta. L’Mp3 diventa una scelta obbligata perché bisogna diffondere. E’ ciò che noi chiamiamo “musica liquida”. La nostra vuole essere una scelta un po’ romantica e ci crediamo fino a quando sarà possibile. Il web e l’Mp3 servono per arrivare dappertutto mentre il vinile arriva a chi ancora sa apprezzare la musica che esce dai solchi del disco. Unico inconveniente è doversi alzare dal divano per cambiare lato. ;) L: Oggi la musica si diffonde rapidamente con il web però nulla equivale al piacere di avere un supporto materiale su cui ascoltare ciò che apprezzi. Mirko: Con il web non c’è confine o appartenenza geografica. In molti non sanno che siamo italiani e gli apprezzamenti arrivano da ovunque, ma il vinile è sempre il vinile!
P: Preferite suonare dal vivo o in studio?
M: Io preferisco comporre perché è il mio modo di esprimermi e sfogarmi, anche se ultimamente mi diverte anche esibirmi dal vivo nonostante io suoni monitorato in cuffia. Insomma, quando suono sono immerso nel mio mondo. Mirko: In studio puoi riassumere tutte le tue idee mentre durante il live sprigioni le tue emozioni. L: Lo scambio con il pubblico per me è fondamentale.
P: Andiamo sui gusti personali. C’è qualche band che seguite con un occhio di riguardo? E di contro, c’è un gruppo che proprio non sopportate?
Mirko: Consiglio decisamente Ty Segall, un ragazzo di 23 anni che fa garage. M: Mi piace tantissimo Hype Williams, un matto che fa musica con sua moglie, una russa sposata tramite agenzia web in cui ha dovuto giustificare la scelta con qualcosa che li unisse e lui ha risposto che le avrebbe insegnato a fare musica con sintetizzatori vintage. Adesso fanno dischi da paura e..si drogano parecchio! L: I love you but I’ve chosen darkness e i Minks.
Non sopportiamo il tipo che abbiamo visto al piano bar alcune sere fa! ;)
P: Quali sono I produttori o dj che ammirate di più?
M: Populous, produttore salentino con una sensibilità straordinaria nella musica e che ci piacerebbe produrre e ancora Luminodisco, anche lui pugliese, che ci ha remixati ultimamente.
P: Primo disco acquistato e primo concerto visto?
Mirko: Il primo album acquistato è stato uno degli AC/DC ( che adesso non ascolto più). Il primo concerto dei Marlene Kunz. M: Primo album, Bad di Micheal Jackson mentre il primo live è stato il Dangerous Tour dello stesso. L: Primo album uno di Bon Jovi e primo concerto dei Guns N’ Roses.
thanks to Antonella Azzollini