Per il nostro secondo contributo al Mumm Grand Tour abbiamo conosciuto l’estroso Giorgio Di Palma. Lo abbiamo incontrato durante l’ultima edizione del Fame Festival, appuntamento unico per gli amanti della street-art che si tiene da qualche anno per le strade di Grottaglie, in Puglia. Alcuni suoi lavori erano esposti durante la serata inaugurale, e il giorno dopo siamo andati a trovarlo nel suo studio e scambiato due chiacchiere. Giorgio realizza oggetti in ceramica, “imperfetti” li definisce lui, “unici” li percepiamo noi. Pur avendo sia in famiglia che nella sua città (Grottaglie vanta una storica tradizione ceramica) esempi e influenze molto forti, si è avvicinato all’arte solo negli ultimi anni, dopo un percorso totalmente differente. Ma forse è proprio questa freschezza che lo porta, con rispetto, a staccarsi dalla tradizione e a mettere un pò della propria semplicità e della quotidianità che apprezza negli oggetti che realizza. A noi sono piaciuti i suoi “errori”, la sua spontaneità, e la voglia di mantenere viva un’arte secolare, ma con una filosofia tutta moderna.
Hai alle spalle un percorso articolato, da tecnico informatico a Budapest ad artista/ceramista presso il tuo “234 studio”. Cosa ti ha spinto ad abbandonare i computer e dedicarti alla creazione di ceramiche, bassorilievi e storie di fantastici animali?
Per gli adulti non è facile decidere cosa si farà da grandi. Da bambino, al contrario, ero sicuro che non sarei stato ceramista sia perché non volevo mio padre come professore all’istituto d’arte sia perché desideravo fuggire da Grottaglie. Ho così fatto lo scientifico, mi sono laureato in archeologia e ho gironzolato in Europa tra volontariato e studio. Nel 2008 il lavoro mi ha poi portato a Budapest, dove mi sono trasformato a tempo indeterminato in tecnico IT . Poi un giorno ho ripercorso lo spazio-tempo: dall’Ungheria sono tornato a Grottaglie e da adulto sono tornato bambino. Ho rivalutato la mia città e con essa il lavoro di mio padre, ceramista da quarant’anni. Ho deciso che anch’io da grande avrei fatto ceramiche, ma a modo mio. Eccomi qua.
Come nascono le tue creazioni? Cosa ti ispira? È importante la fase progettuale?
Tutto quello che facciamo è conseguenza di episodi e incontri che caratterizzano le nostre vite. La mia, in particolare, è stata segnata da Lucky (ovvero il più grande supereroe della storia) (ndr. il suo cane), Valeria (la mia dolce metà) ed un gruppo di intrepidi amici. Le mie creazioni nascono dopo aver amalgamato per 30 anni questi ingredienti con la quotidianità, puntando molto sull’idea e poco sulla tecnica o sul progetto.
Le tue creazioni rispecchiano la tua personalità?
Le mie ceramiche sono piene di errori, ironia e piccoli dettagli che dovrebbero far sorridere. A loro non attribuisco alcuna funzione se non quella di far riflettere. Oggi tutto ciò che è funzionale e perfetto nasce e muore nel giro di pochi mesi: elettronica, abbigliamento, ecc..
La ceramica, al contrario, è immortale. A me piace realizzare inutili creazioni, fatte male ma destinate all’ eternità. Mi rivedo in tutto quello che faccio. Sono pieno di errori, vesto male, non mi cambio mai e dovrei far sorridere.
Hai presentato le tue creazioni al “Fame festival “ e in giro per l’Italia durante eventi e presentazioni … Altre collaborazioni in vista?
Al momento ho bisogno di riempire nuovamente lo studio. Ho troppe cose in giro e dimentico sempre di segnarmi cosa. Collaborerei volentieri con qualcuno che segnasse su un foglio, senza perderlo, il numero di serie dei multipli e che annotasse i pezzi in uscita. Per il collaboratore inoltre è richiesta conoscenza lingua inglese e PHP. Laurea, bella presenza, automunito ed età massima.
Raccontaci della tua mostra personale a Napoli presso “Il Punto Librarteria”?
La Librarteria è un posto incredibile gestito da Antonello e Karmela. Oggi è difficilissimo per i piccoli librai dividere le città con i colossi della carta, vedi Feltrinelli o Fnac. La Librarteria ha provato, riuscendoci, a resistere mettendo insieme libri ricercati ma di settore (architettura, arte, design) e pubblicazioni indipendenti di riviste, cataloghi e libri. A tutto ciò affiancano eventi artistici e presentazioni di progetti validi. Io sono stato invitato per questo… ne sono onorato.
Ritornando al “Fame festival”. Hai un legame particolare, una sorta di affinità con la street art?
Non ho alcuna affinità con la street-art ma solo un fortissimo legame con il Fame Festival. Se si guardano i titoli di coda ti tutte le precedenti edizioni del Fame si leggerà sempre il mio nome tra i thanks. Quest’anno il ringraziamento è diventato così grande da spostarmi dalla coda alla locandina. Tra me ed Angelo Milano (ideatore del Festival), a prescindere, c’è una profonda amicizia. Insieme abbiamo costruito il tavolo da lavoro di Studiocromie, sfondato porte, vomitato sulle giostre e rubato videogiochi. Se molte cose le faccio a cazzo è per colpa, ma sopratutto grazie, a lui. Per concludere, non penso di essere un raccomandato. Se ad Angelo non fossero piaciute le mie cose non mi avrebbe chiesto di esporle, le avrebbe distrutte.
Ci sono degli artisti che senti particolarmente vicini al tuo linguaggio?
Le esperienze di vita mi hanno permesso di essere a contatto con gente che FA: dipinge, costruisce, inventa, distrugge, ripara, ecc.. Tutte queste persone, tra cui molti artisti, hanno inevitabilmente influenzato il mio stile. Lavorare con la ceramica mi permette di mantenere una certa originalità, ma sono sempre terrorizzato dall’idea di creare un clone. Le persone, in genere, che sono più vicine al mio linguaggio e al mio stile sono quelle che provengono dal panorama DIY, scenario che apprezzo e ammiro.
Qual è la tua creazione preferita? Hai un modello/prodotto “best-seller” o hai avuto qualche richiesta curiosa?
Bella sta domanda! Le mie creazioni sono differenti, ne elencherò una per categoria. Come oggetti la “macchina da scrivere”, come bassorilievi “Ma che t’ho fatto?” e come decalcomanie “Serata Video” . Più che il best-seller potrei citare il meno venduto. Quando ho fatto i libri ero convinto della vendita assicurata. In due mesi non se li è cagati nessuno. Eppure a me piacciono ancora.
In conclusione… Ambizioni, aspirazioni e progetti per il futuro?
Si, vorrei riuscire a prendere una casa in campagna da dividere con Valeria, Lucky, un asino, un paio di maiali, galline ed orto. Sembra un’arca di Noè più che una casa, ma mi piacerebbe un sacco.
Giorgio Di Palma — http://tubulidae.com/
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