Un omaggio al cinema, sia nel nome del progetto solista che nei sui pezzi. Davide Combusti alias The Niro, cantautore romano, non poteva fare altrimenti. La storia del suo progetto inizia un po’ di tempo fa con la necessità di esprimere al meglio le sue tendenze musicali, dopo esperienze in vari gruppi. Il registro musicale è intimista, ben si presta ad ambienti avvolgenti, caldi, dove le persone sono a diretto contatto con chi suona e anche tra di loro. Questa sinergia con il pubblico si è creata in occasione del suo Secret Concert, in una location privata in Puglia, a Trani.
Noi l’abbiamo incontrato il giorno dopo, con menti più fresche.
Allora Davide, com’è andata?
Direi che è andata molto bene, c’era un clima di festa, gente molto calorosa…sembrava quasi un party americano.
La scelta di cantare in inglese è commerciale o stilistica?
Mah, commerciale direi ben poco. Mi è quasi venuto naturale forse perché comunque sentivo musica in inglese e poi, diciamo la verità, la nostra lingua a livello metrico è difficile. Quindi scrivere qualcosa di interessante e anche musicale mi risultava più facile in inglese che in italiano. Insomma la lingua inglese è così musicale che sembra quasi uno strumento in più. Poi gli italiani hanno anche un modo di registrare diverso rispetto agli inglesi: la voce è molto fuori alla cornice musicale.
I testi di The Niro sono molto emozionali, da cosa sei ispirato?
Sicuramente dalla mia vita, da quello che mi circonda ma anche dal cinema. Per esempio c’è un pezzo che si chiama Johnny, in cui parlo di questa donna che nn riesce a vivere la sua sessualità e affronta il mondo vestita da uomo fino a quando non viene scoperta. Il testo della canzone mi è balzato in mente vedendo un talk show dove si parlava di sessualità e taboo. Infatti nel testo si dice “Il giorno del giudizio è arrivato/ Johnny era una ragazza/ mentre l’eternità sopravvive all’ennesimo show televisivo”.
Molti dicono che la tua musica ricorda Jeff Buckley. Come ti rapporti con questo paragone?
Diciamo che finchè il paragone è sulla scia…”mi ricordi” alla fine può anche andare… Il paragone per catalogare ci può stare un genere musicale. In ambito compositivo sicuramente mi affascina più il padre Tim Buckely che era un pazzo scatenato. Forse a questo livello mi sento più affine al padre piuttosto che al Jeff. Ultimamente la critica mi riconosce, finalmente, una personalità molto definita.
Hai avuto anche molte esperienze all’estero, collaborazioni con il manager dei Radiohead, com’è stata la reazione del pubblico in tutti questi paesi?
C’è sempre molta attenzione a prescindere dal paese. Per esempio molti non mi parlano bene della francia, invece io sono stato accolto molto calorosamente. Ma questo l’ho riscontrato anche in Germania o negli States. Insomma posso ritenermi anche molto fortunato. Il pubblico di Austin al SWST e l’atmosfera di li è veramente particolare perché sia musica emergente che quella affermata viaggiano sullo stesso canale.
A proposito di festival, il nostro più famoso, quello di Sanremo, l’hai visto?
Ma, mi è capitato di vedere la seconda puntata. Da amante della musica non mi lascio sfuggire nulla, quindi mi incuriosisce un po’ tutto. Poi mi piace scoprire le storie e i plagi che ci stanno dietro.
Immagina di portare una canzone a Sanremo, quale portesti?
Cantando in inglese mi viene un po’ difficile anche se ho nel cassetto qualche pezzo, non ancora pubblicato e non proprio sanremese, che però ci vedrei molto bene. Ho anche un brano in italiano che andrebbe benissimo. Nel 2008. il direttore artistico mi ha anche invitato a partecipare. Solo che io ero appena uscito con l’album per la Universal International e quindi mi premeva andare a portare in giro la mia musica. Insomma, io lo porterei ben volentieri un pezzo, l’importante che non mi venga stravolto con tutti quegli archi.
Cosa sta tramando il nostro The Niro?
Ho da poco finito la colonna sonora di un film horror che si chiama Mr America e ne sto incominciando un’altra, tra l’altro di due registri pugliesi. Sto lavorando ad un film musicale e ovviamente al mio terzo album!
Foto a cura di Michele Messinese