sCOOPe Design è Elda Bellone e Davide Carbone, due italiani a Brooklyn che provano a unire design e comunicazione nei loro oggetti. Che invitino a riappropriarsi delle funzioni degli oggetti del passato, o a riflettere sulla sostenibilità ambientale, le lore creazioni di sicuro comunicano. Open design lo chiamano: concetti sotto forma di oggetti, design pulito e minimale ad alleggerire il tutto. Abbiamo analizzato con i diretti interessati i primi passi di un duo che ha appena iniziato a indagare le possibilità di interazione di diverse espressioni artistiche.
1. ciao Elda, ciao Davide. Raccontateci come nasce Scoope Design e come i vostri percorsi seppur diversi ma legati dall’interesse per il design vi hanno portato a “sporcarvi le mani”…
Scoope Design è nato dal desiderio di divertimento . Come avete anticipato nella domanda abbiamo background molto diversi, Elda è un architetto, Davide un designer/imprenditore, entrambi con una forte passione per tutto ciò che è esteticamente piacevole. Ci siamo semplicemente resi conto del fatto che ci sarebbe piaciuto molto di più spendere parte del nostro tempo libero a fare le cose che ci piacciono. Dal primo progetto che abbiamo realizzato (Elda Chair) è stato come se fosse iniziato un flusso di eventi per i quali ci è sembrato completamente naturale continuare verso la strada intrapresa. Sporcarsi le mani è bellissimo. Entrambi fin da ragazzini abbiamo preferito “pasticciare” con le mani, montare e smontare, costruire, rompere… E’ una cosa assolutamente naturale e piacevole. Al contrario, è a volte sacrificante dover restare ore ed ore davanti al computer per fare tutte quelle cose “accessorie” che il mondo moderno richiede.
2. Herbie, un piccolo orto domestico di erbe officinali vi è stato commissionato dai FratiFrancescani di Assisi. Come nascono normalmente i vostri oggetti?
Herbie è stato un caso molto anomalo. Per una circostanza abbastanza unica, mi sono trovato (Davide) a conoscere ed avere a che fare con i Frati Francescani. Persone davvero uniche. Di li è nato il desiderio mio di proporre loro un progetto che facesse giustizia al loro essere cosi antichi e così contemporanei al tempo stesso e che portasse tra la gente un messaggio più fresco.
3. Con Minetta e Li2bit avete usato 2 materiali “di nicchia”, ma alleggerendoli con l’ironia della forma. Minetta è completamente biodegradabile, Li2bit è fatto di cemento. Cosa c’è dietro queste scelte?
Si è vero. Sia per Minetta che per Li2bit lo sforzo è stato anche mirato proprio alla ricerca di materiali non convenzionali. Sentiamo un grande desiderio di comunicare la necessità di cambiamento e di innovazione. Con uno spirito forse anche un pò naïve abbiamo affrontato questi due progetti basandoci un pò sul concetto del “non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo dire qualcosa con quello che sappiamo fare e lo possiamo fare divertendoci. Perchè no?”. Minetta in particolare è un oggetto che invita alla riflessione. Nella vita ci troviamo costantemente di fronte al dover “lasciare andare” delle cose e addirittura delle persone che ci sono state care. Lo si fa, perchè si deve, punto. Minetta esorta a prepararsi e ad accettare il “funerale” del motore a combustione interna tenendo vivo ciò che di bello c’è stato dei decenni di consumismo sfrenato, come il design stupendo delle linee quasi senza tempo della Fiat 500. Celebra il ciclo vitale rigenerando e restituendo al nostro pianeta ciò che gli abbiamo rubato e maltrattato per decenni, se non secoli, attraverso le proprietà del BioChar. Quando la si prende in mano a volte fa sorridere.
4.La sedia Elda ricorda alcune sedie/scale del passato, ma con un design minimale assolutamente moderno. Come è nata l’idea?
Ci trovavamo in Italia a rovistare per soffitte alla ricerca di qualche ispirazione e ci è apparsa, come un miraggio proprio una di queste sedie di cui parlate. Uno di quei giorni fortunati. Le versioni del passato erano tutte un pò “clunky”, poco funzionali ed esteticamente…. Beh non commentiamo. L’abbiamo resa un pò più funzionale e abbiamo pulito un pò le linee… E’ stato tutto molto istintivo …
5. Quanto conta l’aspetto “eco-friendly” nei vostri oggetti?
Tutto. Non crediamo che nel 2012 esista più una linea che separa il design dal design”eco friendly”. Eco friendly oramai fa parte del concetto di design.
6. Come sviluppate l’aspetto realizzativo e commerciale delle vostre creazioni? A cosa state lavorando adesso?
Per ora siamo uno studio giovane, siamo ancora dei poppanti. Ora si dovrà iniziare ad imparare a parlare, poi a camminare e poi a correre, se sarà necessario. Per spirito e per scelta affrontiamo le giornate una alla volta, un progetto alla volta, una sfida alla volta.Tutto ciò che possiamo fare con le mani lo facciamo qui in studio con l’attrezzatura che abbiamo. Nella maggior parte dei casi ad ogni progetto nuovo si finisce con l’acquistare nuovi strumenti, nuovi attrezzi e a volte per spendere più di quanto si potrebbe. Ora stiamo lavorando ad una lampada che ci ha dato tanta tanta soddisfazione. E’ stato un progetto che è iniziato oltre un anno fa. Non sappiamo ancora come si chiama, la battezzeremo presto.