Quella di Amarelli è una realtà che ha il sapore della storia italiana e d’impresa, della passione delle famiglie calabresi, di nobiltà e lavoratori… e di liquirizia ovviamente. Si narra che già dal 1500 in Calabria si estraesse il succo di liquirizia dalle radici; in questa corrente si inseriscono i Baroni Amarelli che fondano, nel 1731, il “concio” Amarelli a Rossano, sulla costa Ionica. L’estrazione, tra macine di pietra, bollitori e cuocitori è totalmente artigianale, fino al 1907 quando le due caldaie a vapore e la ciminiera segnano l’arrivo della rivoluzione industriale anche in Calabria. Negli anni ’30 sono gli unici tra la dozzina di fabbriche di liquirizia calabresi a resistere all’assalto del colosso dolciario americano Mac Forber, decidendo di puntare tutto con orgoglio e tenacia sul loro “oro nero”.
Da allora le generazioni Amarelli si sono passate il testimone, ma mai sono venute a mancare le “radici” (è il caso di dire..) con il territorio, con la tradizione e con la storia dell’azienda.
Qualità, longevità ed innovazione rappresentate, insieme al forte legame con il territorio, nel Museo della Liquirizia Amarelli, nato nel 2001 nella storica residenza quattrocentesca, da sempre dimora della famiglia Amarelli: un ampio complesso che comprende un delizioso giardino di agrumi e una piccola chiesetta. Nelle sale dai pavimenti in cotto, distribuite su due piani, viene ricostruita la storia imprenditoriale degli Amarelli in un percorso fatto di fotografie, utensili agricoli, abiti dell’epoca che individuano le origini familiari dell’azienda, e di conci, balle di radice, attrezzi manuali, forme di porcellana e stampi in bronzo che raccontano l’evoluzione della lavorazione della liquirizia. Documenti, archivi e strumenti di bottega che hanno visto passare quasi due secoli di storia.
Alla fine del percorso interno al museo, inebriati dai profumi di liquirizia e degli agrumi dei giardini, è inoltre possibile visitare una fedele ricostruzione di un punto vendita dell’800, con la gamma dei prodotti “Amarelli” presentata nei suoi involucri originali: praticamente tutto quello che si può ricavare dalle radici di liquirizia, dal bastoncino di legno grezzo, alle liquirizie pure o gommose o confettate, fino a prodotti più “estrosi” come il liquore, la birra, la grappa, il cioccolato, i biscotti, i torroncini, i tagliolini, e perfino l’acqua di colonia e il dentifricio alla liquirizia.
Il Museo non è però un semplice archivio della memoria, perchè riesce a raccontare al meglio di come l’azienda ha saputo adeguarsi ai tempi pur rimanendo fedele alla tradizione del territorio, di cui sicuramente ne ha tracciato il divenire. Un pezzo di storia che ha attraversato le dominazioni aragonesi e borboniche, e poi l’unità d’Italia in un territorio difficile come quello calabrese. Contenuti, rimandi storici e ispirazioni apprezzati dal 2001 e subito premiati dal Premio Guggenheim assegnato per l’impegno di valorizzazione della cultura d’impresa. Una conferma insomma che per mirare al futuro bisogna guardare al passato…