Il passato spesso può insegnarci ciò che è stato dimenticato. Esiste un movimento che negli anni Venti del Novecento ha fatto scuola, il Bauhaus. Nel 1919, Walter Gropius fonda l’Istituto di architettura, arte e design a Dessau, esperienza che fino al 1925 cercherà di importare in Germania i principi del movimento nato in Inghilterra Arts and Crafts. L’obiettivo era riportare in vita un’arte del popolo e per il popolo, capace di fondere bellezza ed utilità, applicata alle nuove tecnologie industriali. I grandi nomi dell’arte tedesca di quegli anni comparteciparono allo sviluppo del Bauhaus, destinato a divenire una delle scuole più influenti del Novecento.
La Barbican Gallery di Londra espone fino al 12 agosto la più grande mostra degli ultimi 40 anni sul progetto gropiusano. “Bauhaus: Art as Life” rappresenta perfettamente lo spirito originario del movimento, il quale si esprimeva negli oggetti, nelle architetture e nella vita. Un’idea di progresso del e per l’uomo che abbracciava la quotidianità attraverso il gioco. Qui, burattini, costumi teatrali, sedie, caraffe, tappeti e stoffe, abiti, collages e progetti architettonici derivano da un unico utopico proposito: il cambiamento della società attraverso le arti. Arriverà la Seconda Guerra Mondiale a spazzare via questo sogno ma quel che ne è rimasto ha saputo influire sull’evoluzione del design successivo.