L’ultima volta il curatore era stato Sua Maestà Bruno Munari, autentica leggenda del design italiano. Era il 1962 ed i negozi Olivetti di Milano e Venezia ospitarono la mostra sull’arte cinetica, un’avanguardia che ai tempi si stava sviluppando con grande vigore proprio in Italia. Una mostra così importante che aveva ricevuto la “benedizione” di Umberto Eco.
Programmare l’arte torna sulla strada tracciata da Munari e ripropone al pubblico le opere di Munari, Enzo Mari, Getullio Alviani, Gruppo N (Biasi, Chiggio, Costa) e Gruppo T (Anceschi, Boriani, Colombo, De Vecchi, Varisco), correlate da materiale d’archivio, fotografie, testi, manifesti e due filmati inediti.
L’arte cinetica e programmata non è solo un importante passaggio dell’arte contemporanea italiana e mondiale, ma è anche l’humus sul quale si sono sviluppate alcune delle tendenze del recente passato e del presente nei campi del design, della grafica e dell’architettura.
Il concetto dietro l’arte programmata era quello di provocare nello spettatore effetti cinetici inaspettati, mediante la creazione di un processo, sì programmato, ma che generasse risultati imprevedibili, attraverso meccanismi tecnologici o fisiologici. Ma da dove nasce il legame con Olivetti? Proprio dalla necessità, da parte degli artisti, di utilizzare strumenti tecnologici che l’azienda di Ivrea, in quei anni, progettava e produceva, nell’epoca d’oro dell’industria italiana. Un utopistico trait d’union fra arte ed industria che ha “rischiato” di generare una nuova idea di arte, finalmente fruibile da un pubblico pop. L’avventura durò altri tre anni, e fece il giro del mondo, con esposizioni fra Italia, Europa e Stati Uniti.
L’esposizione, curata da Marco Meneguzzo, Enrico Morteo e Alberto Saibene, sarà aperta, presso gli Archivi del Museo del 900 di Milano (Palazzo dell’Arengario, metro: Duomo), dal 9 novembre 2012 al 3 marzo 2013.