La storia è piena di imprese, viaggi meravigliosi che arricchiscono tanto i loro protagonisti, quanto coloro che ne ricevono “solo” il racconto. A volte, bastano poche parole per spalancare le porte della nostra immaginazione e motivarci, magari, a diventare i protagonisti di quelle storie.
Quella di cui vi parliamo oggi è una storia che deve ancora veramente cominciare, e potrà farlo col nostro aiuto. La storia che oggi raccontiamo su Polkadot è quella di Matteo Pont, un giovane ventisettenne piemontese, che si è messo in testa l’idea di circumnavigare la Terra, in compagnia di altri “pazzi”, senza però essere un professionista della barca a vela. Tutt’altro. Quella a cui il ragazzone piemontese prenderà parte è la Clipper Round the World Race, regata in equipaggio voluta da Dir Robin Knox-Johnston, primo uomo ad aver compiuto la circumnavigazione del globo a vela in solitaria e senza scali, dove 20 imbarcazioni si sfideranno in una corsa intorno al mondo.
Matteo ha lanciato il suo personale progetto Seayonara (Facebook), un’avventura che non solo lo vedrà protagonista in mare, ma che permetterà a chiunque di seguirne le imprese, grazie al blog e alla realizzazione (a fine 2016) di un libro che narrerà questa impresa e cercherà di fornire la ricetta giusta per compiere la propria, che sia in mare aperto o nella nostra vita quotidiana.
Perché tutto ciò accada, Matteo ha lanciato una campagna di finanziamento su Indiegogo, uno dei leader per il crowdfunding, dando la possibilità a chiunque di contribuire liberamente, attraverso una serie di “pacchetti” e relativi benefit.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con lui per saperne di più. Se volete un racconto più approfondito del progetto, guardate il video sopra o visitate il sito ufficiale del progetto: seayonara.com.
Ciao Matteo, innanzitutto raccontaci chi sei, da dove vieni e cosa fai nella vita.
Matteo: Ciao! Sono un graphic designer torinese, nato e cresciuto nella provincia, vicino alle montagne, molto vicino. Qui in Piemonte è così, ti abbracciano, ovunque volgi lo sguardo, sono li. Tengono compagnia. Offrono riparo. Qui in città ho fondato uno studio, tra anni fa, con due amici, due grafici colorati, che sopportano la mia irrequietezza, e appoggiano il mio modo di vedere le cose. Con loro è nato boumaka (www.boumaka.it) una bella situazione, in cui lavorare.
➸ Come è nata questa passione per il mare? Non fatichiamo ad immaginare come possa essere scattata la scintilla nel cuore di un piemontese, abituato a scenari decisamente più freddi e bianchi. Di sicuro, però, avrai un modo tutto tuo di interpretare questo rapporto, diverso da quello che può avere chi e nato è vissuto col mare a pochi metri o chilometri.
M: Mi ci sono trovato immerso. Letteralmente.
Un giorno, sono salito su una barca a remi, di legno, in un paese del nord. Di quelli più a nord di dove sono cresciuto io, anche se con le montagne. Ho iniziato a sentire il mare, nella casa di un vecchio burbero pescatore, come quelli delle fiabe. Ci sono arrivato dopo aver preso degli aerei, diversi treni e una nave. Dopo tanto trambusto, c’era del silenzio intorno. C’era la barca, con i remi che erano anziani, levigati dal tempo. E la barca andava dove voleva lei. In una baia blu, con i pesci, i pontili, l’erba tutto intorno. È stato un fulmine, come le migliori intuizioni. Tutto tornava: il mio nonno marinaio che mi raccontava le storie dell’oceano, il fascino per le balene, il profumo delle pescherie, i tramonti sull’orizzonte. Mancava il collante. Ed era lì, tutto intorno a me. Acqua salata.
➸ Tuo nonno ti raccontava che l’oceano era un posto molto grande, con pesci volanti. Oggi cos’è per te l’oceano?
M: Poco tempo fa, per la prima volta, mi sono scoperto a consultare una cartina guardando l’azzurro dei mari come strade da percorrere, rotte da seguire, non più come luoghi invalicabili, estranei. È stato come se il mondo si fosse invertito, le terre emerse segnavano i confini di un mondo fatto di acqua.
Oggi l’oceano è l’aspettativa del prossimo orizzonte, la curiosità di andare a vedere cosa si nasconde dietro. Poter gridare Terra! davanti a un’altra scoperta, che è già li che aspetta.
➸ Come si fa a convincersi di vivere lontani da tutto e da tutti, per ben un anno? Com’è maturata questa decisione?
M: Navigherò in equipaggio su una barca a vela grande, un Clipper da 70 piedi. Con persone sconosciute. Che sbarcheranno, cambieranno, torneranno a bordo e salperanno per sbarcare diverse da quando sono partire.
Ho voglia di condividere questa cosa, con qualcuno che non ho mai incontrato. Il detto “essere sulla stessa barca” ha radici profonde. Non c’è nulla che possa unire o dividere come la navigazione. Stretti, compatti, coesi, nei momenti di difficoltà, quando la Natura si fa forte, e tu diventi piccolo. Lontani, diffidenti, quando arriva la bonaccia, quando il vento smette di soffiare.
È una grande esperienza sociale. Si impara molto su se stessi, su chi ti circonda, su chi non c’è a bordo, e ti manca.
➸ Ci suggerisci un parallelo fra design e andare in barca a vela?
M: Tuffarmi in questa esperienza, raccontare una storia, strutturarla, credo sia uno dei progetti più grandi che abbia mai intrapreso come designer. È un progetto che richiede molto, impegna corpo e mente. Con le notti passate a progettare, pensare, stilare documenti, sketchare su fogli sparsi, alla luce di uno schermo. Una cosa che ci è abbastanza familiare. Eppure, è quello che ci appaga, ci fa sentire forti di quello che facciamo, creando cose, che servono a noi, e agli altri.
Andare in barca è lo stesso. Un grande impegno, un lavoro intenso, continuo, che ti porta però a grandi traguardi, lontano da dove si è partiti.
➸ La tua sensibilità di sicuro ti avrà fatto fantasticare intorno ai posti che intendi raggiungere. Qual è quello che brami maggiormente?
M: Il Brasile. Non sono mai stato dall’altra parte, nelle Americhe. Per me è sempre stato un luogo da raggiungere come accadeva un tempo, vivendo il mutamento giorno dopo giorno, per quasi un mese, prima di poter sbarcare e camminare nel Nuovo Mondo.
➸ Lasciaci motivandoci a finanziare la tua impresa e donaci un mantra da ricordare sempre quando vogliamo affrontare un’impresa nella nostra vita quotidiana :)
M: Ho intrapreso la strada del crowdfunding perché mi sembra il modo migliore, per poter raccontare una storia. Poter dare qualcosa in cambio di un aiuto, è un qualcosa che ti fa sentire in equilibrio, che provoca piacere.
Un pensiero di un grande viaggiatore, Antoine de Saint-Exupéry, credo siano un bel parallelo con il realizzare i propri progetti, cercando nella comunità una risposta e un appoggio.
Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.
Allora, buon viaggio Matteo! Noi abbiamo già dato il nostro contributo, ora tocca a voi!