L’ultimo Fuorisalone milanese è stato caratterizzato da un generale clima di entusiasmo e fiducia, legato principalmente alla qualità di molte installazioni ed alla grande mole di persone riversatasi nei vari distretti sparsi per la città. Una delle esposizioni che sicuramente più ha contribuito a renderci di buon umore è stata Baas in Town, il folle caleidoscopio circense messo su in due settimane dal designer olandese Maarten Baas e dalla sua cricca.
Gli spazi del Garage Sanremo di via Fosse Ardeatine, nel nuovo distretto delle 5 Vie, sono stati invasi da un vero e proprio circo, fatto di colori, suoni e movimento continuo, ed anche momenti di gioco. L’obiettivo di Baas era quello di mostrare il suo metodo di lavoro, presentando dunque un catalogo di oggetti iconici della sua carriera, più una serie di prodotti artigianali realizzati direttamente a Milano. Supportato dal Centraal Museum di Utrecht, nell’esposizione ha mostrato anche i lavori frutti della collaborazione con Bertjan Pot, John Körmeling e Teun Hocks, mentre alla porta accanto trovavano spazio i Side Shows dei suoi amici.
Abbiamo avuto modo di approfittare della gentilezza e simpatia di Maarten, che ci ha raccontato un po’ la sua filosofia, il suo lavoro e la sua opinione su Milano. Dobbiamo ammettere di aver accolto con grande felicità la notizia che Baas in Town è stata premiata come “Best Impact” all’ultimo Milano Design Award, perché raramente capita di trovarsi di fronte a designer affermati così bravi e disponibili.
Ciao Maarten! Ci piacerebbe sapere il concept dietro l’esposizione, dal momento che stai miscelando alcuni pezzi di design artigianali e grezzi con altri colorati e molto ben rifiniti. Qual è la soluzione che hai trovato per “mixare” queste due anime?
Ciao! Sì, alcuni pezzi sono fatti di bronzo, molto ben realizzati. Alcuni di loro, invece, sono stati fatti in polistirene nelle ultime due settimane. Non volevo avere alcun confine, se è una cosa è considerata bella o brutta, se è uno scherzo divertente o design di alta qualità. Volevo “spegnere” tutte le masse critiche del cervello che ti dicono che una cosa dovrebbe essere fatta in un modo, che è migliore o no. Ho soltanto “buttato” tutto dentro.
L’idea del circo, dello show, i clown. Non ci aspettavamo dei clown reali dentro le roulotte che compongono la tua esposizione. Perché?
Non c’è un “perché”, solo qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato, questo è quello che voglio!
Ogni roulotte ha una “frase” come insegna.
Entertain (Intrattieni), Consume (Consuma), Communicate (Comunica), Share (Condividi), Work (Lavora). Sono solo alcune riflessioni su quello che l’uomo può fare nel suo tempo.
ph. ©Kazoe van den Dobbelsteen
Per chi progetti e qual è la tua idea di design? Probabilmente è più comunicazione che prodotto.
Non ho un target in realtà, sto solo facendo qualcosa che è figa, ben fatta o che sia necessario fare, o qualcosa che mi manca, e spero che la maggior parte delle persone siano d’accordo con me. Non ho un obiettivo, né un’idea di come vendere. Alcuni pezzi sono già stati venduti prima, e questo mi aiuta a coprire i costi. Questo è il mio business model (ride) e ha funzionato bene fino ad ora! Perciò, porto tutta la merda a Milano e vedo come va! (ride)
Come ti senti a Milano e la consideri il più importante luogo dove venire e mostrare i tuoi lavori? Che pensi a proposito del dibattito che la contrappone a Copenhagen?
Penso che Milano sia ancora “Il Luogo” dove devi andare fisicamente, anche se con Internet abbiamo sempre più possibilità di mostrare il nostro lavoro. Ma è anche facile perdere quello status. Non c’è nessun posto dove sai che tutti andranno. Copenhagen? Non ci sono mai stato e non conosco nessuno che ci sia mai stato! A Milano ci sono un sacco di olandesi ed è meglio venire qui per mostrare i tuoi lavori agli olandesi che stare in Olanda! (ride) Ma devo ammettere, e mi spiace farlo, che gli Italiani non sono bravi ad organizzare.