14 anni, 27 artisti, 656 pagine, 1.256 immagini, 14.879 parole.
U’unica, sola visione.
“The Art of Collaboration”, ovvero di come Bottega Veneta ha costruito nel tempo un’estetica di lusso autentico e discreto, lontano da scintillii chiassosi e glamour eclatante, un’ideale di bellezza sobria e pacata ma non per questo meno preziosa e raffinata.
Un libro che raccoglie le principali campagne pubblicitarie del marchio dal 2001, momento in cui lo stilista tedesco Tomas Maier fu chiamato a dare nuova vita allo storico brand vicentino subito dopo l’acquisizione da parte dei francesi di Kering. Un percorso che ha permesso a Bottega Veneta di crescere a immagine e somiglianza del suo direttore creativo, nel segno (solo apparentemente contraddittorio) di una filosofia “no logo”.
La pratica poco ortodossa nel settore fashion di affidare l’obiettivo ad artisti diversi stagione per stagione diventa il punto di forza del progetto, in una celebrazione della “Collaborazione” come pratica per creare varie interpretazioni della modernità che ci circonda.
Lord Snowdon, Annie Leibovitz, Peter Lindbergh, Steven Meisel, Nan Goldin, Nick Knight e molti altri. Personalità di spicco e talento, famosissime nel loro campo seppur spesso esterne al mondo moda, a cui è stata data completa carta bianca nel cogliere l’identità del marchio.
Il primo fotografo con cui Maier collaborò per la collezione Autunno-Inverno 2002/2003 è Robin Broadbent. L’approccio iniziale fu quello di mettere in risalto le lavorazioni uniche degli accessori Bottega Veneta, realizzando scatti che esaltassero le forme e gli intrecci della pelle. Immagini di prodotto, semplici nella resa ma in grado di evocare l’abilità dei maestri artigiani.
Il punto di rottura nell’estetica comunicativa avvenne con Philip-Lorca diCorcia, fotografo americano che messe al centro dell’obiettivo non più le borse ma le persone e lo scenario, ambientando la collezione invernale 2005/2006 negli ascensori del flagship store di Bottega Veneta a New York.
Altre immagini emblematiche sono quelle dell’estivo 2011 firmate dalla regista e fotografa Alex Prager, con un chiaro riferimento alle opere di Alfred Hitchcock, o quelle dell’invernale 2013/2014 di Ralph Gibson, con un’ispirazione cinema noir anni ’50.
Scatti pieni di vita e natura quelli del fotografo Ryan McGinley, realizzati nel Botanical Garden di New York, contrastano con la freddezza e la staticità di quelli dello scultore e pittore Robert Longo, che immagina i modelli come bambole di pezza.
“The Art of Collaboration” è un libro non solo per chi ama Bottega Veneta ma per tutti gli appassionati di fotografia.
Una raccolta di scatti eccezionali che hanno l’incisività terrena tipica della foto di moda ma possiedono l’elevazione onirica dell’arte.