Chi vive a Milano conoscerà sicuramente la Sequenza, l’opera di Fausto Melotti che è facile trovare nel quartiere che ospita il teatro degli Arcimboldi e la Bicocca: accoglie infatti i visitatori all’ingresso nel giardino dell’Hangar Bicocca. Ma magari ignoreranno chi c’è dietro la monumentale scultura.
Fausto Melotti è considerato un pioniere dell’arte italiana ed è riconosciuto per il suo contributo unico allo sviluppo del modernismo europeo della metà del secolo. Scultore, pittore e poeta italiano, invecchiando nella Milano anteguerra e vivendo gli orrori della seconda guerra mondiale, Melotti ha metabolizzato la devastazione bellica nella sua opera, ritornando ai principi rinascimentali di armonia, ordine, geometria e struttura musicale, che ha integrato in un linguaggio artistico altamente personale ma universalmente accessibile che esprime l’intera gamma di esperienze emotive dell’esistenza umana moderna.
Come i suoi contemporanei Alexander Calder, Alberto Giacometti, Louise Bourgeois e Lucio Fontana, Melotti è da tempo riconosciuto, a livello nazionale e internazionale, come figura chiave della scultura moderna e contemporanea. La particolare capacità dell’artista di coniugare la tradizione classica con le preoccupazioni delle avanguardie europee, il sapere scientifico con una spiccata sensibilità musicale, il talento scultoreo con un particolare talento per la ceramica e una notevole capacità letteraria, la creatività poetica con un disegno raffinato, sono tutte qualità che lo hanno affermato come uno dei talenti artistici di spicco del Novecento.
Prima di dedicarsi all’arte, lo scultore Fausto Melotti ha studiato musica, matematica e ingegneria, discipline che hanno esercitato una chiara influenza sulla sua pratica distintiva nei decenni successivi. Melotti si forma come artista figurativo, studiando sotto la guida dello scultore simbolista Adolfo Wildt all’Accademia di Brera a Milano. Nel 1928 fa amicizia con l’allievo Lucio Fontana, e nel decennio successivo sposta la sua attenzione sull’astrazione e su una nuova arte non oggettiva, sviluppando amicizie influenti con gli architetti razionalisti del Gruppo 7 e gli artisti astratti che gravitano attorno alla Galleria Il Milione. Influenzato dalla sua formazione in ingegneria e musica, le prime sculture astratte di Melotti sono geometriche e fanno eco alla formazione accademica del giovane artista in ordine, ritmo, proporzioni e forma.
Le ceramiche di Melotti degli anni Quaranta rispondono al dolore, al trauma e alla disperazione che affollano i suoi pensieri nel secondo dopoguerra. I bombardamenti aerei distrussero lo studio milanese dell’artista e ne alterarono profondamente la visione artistica, provocando una rottura letterale e simbolica nella sua ideale ricerca dell’astrazione. La sua attenzione si sposta sull’artigianato e la produzione di ceramica e terracotta. Resa in smalti policromi, le enigmatiche figure di queste opere illustrano l’urgente e necessario ritorno alla figurazione dell’artista.
Negli anni Sessanta Melotti torna poi alla scultura, utilizzando un nuovo linguaggio costruito su delicati fili e sottili fogli sottili di ottone, ferro e oro per esprimere una sensibilità più risoluta e spiccatamente umanista. Costruzioni delicatamente lavorate, quasi fragili, si arricchiscono di una nuova narrazione, onirica e simbolica. Queste opere senza peso assomigliano a disegni aerei che incorporano spazio, aria e trasparenza. La sua opera successiva degli anni Settanta e Ottanta è caratterizzata da forme geometriche ritmiche con una narrazione umanistica di fondo che il curatore Douglas Fogle descrive come “fremente sulla soglia tra la solidità della figurazione e l’immaterialità dell’astrazione”.
Il giardino dell’Hangar Bicocca nasce come completamento dello spazio museale dedicato all’arte contemporanea ed è caratterizzato da una fitta e impenetrabile foresta naturale con 3500 Carpinus betulus al confine e un grande parterre formale con erbe, piante perenni e lunghe siepi di Buxus sempervirens che accolgono la monumentale scultura di Fausto Melotti, La Sequenza. Creata nel 1981 è un’opera monumentale, lunga 22 metri, larga 10 metri e alta 7 metri. E’ composta da una serie di lastre verticali in ferro e da una profondità ondulata a tre piani in scala che ricorda, in una tensione nel movimento, lo scorrimento delle dita su una tastiera musicale. La scultura è stata esposta al Forte Belvedere di Firenze e nel Parco di Villa Arconati a Bollate. L’opera, una composizione di moduli identici, è composta da tre livelli di profondità, con alternanza di pieni e vuoti, il che rende impossibile vederlo tutto con un solo sguardo. Vuole essere una scultura anticelebrativa e anti-monumentale e rappresenta il culmine della ricerca dell’artista, durata oltre quarant’anni. I percorsi sono in cemento industriale spazzolato con giunti in mattoni che richiamano l’architettura industriale del museo.
Ne La Sequenza è possibile trovare i temi cari a Melotti: lo spazio teatrale che può essere esplorato in profondità, dato dalle diverse “ali” che si aprono una dopo l’altra; il concetto di modulazione – elemento razionale che nasce dal ritmo e dallo studio delle proporzioni – in contrapposizione a quello di modellazione – elemento soggettivo e irrazionale tipico della scultura tradizionale; quello del tema e delle variazioni – elemento musicale per eccellenza – che nasce dall’alternanza di volumi positivi e negativi; infine, l’elemento architettonico dato dalla dimensione della scultura e dal ritmo delle lastre di ferro che appaiono quasi come colonne di una costruzione classica o razionalista. Insomma un’opera completa, per quanto minimalista.
L’installazione permanente è visitabile dal giovedì alla domenica, dalle 10 alle 22, e l’ingresso è gratuito.