Parigi, 15 Febbraio. L’arrivo nel cuore della Villa Lumière si conferma dolcemente conturbante. Il cielo bianco su cui si stagliano i profili dei centinaia di camini, i colossali palazzi, eleganti ed identici, nei boulevards alberati di epoca Hausmanniana, il profumo di croissant appena sfornati dall’antica boulangerie all’angolo, fanno, ogni volta di più, sopportare il vento gelido che soffia sul viso e rende rosse le guance.
Decidere di trascorrere un week-end a Parigi, non è annoverabile tra i viaggi che si compiono per diletto o interesse durante l’anno. E’ la decisione di vivere una favola, un’estraniazione dal proprio mondo reale per immergersi in un’atmosfera con una sua personalissima unicità. Ovviamente bisogna avere lo spirito predisposto a farlo. Se non si apprezza la bellezza, la grandiosità delle architetture, la diversità culturale, lo sfrenato nazionalismo, l’immenso divario tra i pomeriggi di quiete passati nei tavolini di un café sulla rue e lo sfrenato turbinio della mezzanotte nelle sale affollate e rumorose dei bistrot, la Francia non fa per voi.
In Inverno bisogna premunirsi di un lungo cappotto, preferibilmente nero, con collo e guanti di pelo per proteggersi dal vento delle lunghe giornate all’aperto e delle notti gelide. Certo che, se sotto si vuole indossare un abitino di seta, un ampio gilet di mohair e alti stivali, consideratelo il modo migliore per entrare nel mood parigino, e non passare inosservate. Decidete di viaggiare in primavera? Pas de souci: toglietevi il cappotto.
Giorno 1. La prima cosa da fare è alloggiare in una zona comoda, da cui muoversi a piedi e con i mezzi, che funzionano benissimo: io adoro il VII arrondissement, da cui si va piedi a Saint-Germain con la sua lussuosa Rue de Grenelle di boutique e ambasciate, il cuore della Rive Gauche. È una zona residenziale, elegante ma non pretenziosa, poco affollato ma colma di negozi che appagano ogni tipo di desiderio: andate la mattina al mercato di Rue Cler e vi troverete immersi in un atmosfera di quartiere tra banchi di pesce fresco ed ostriche, Fromagerie con ogni specie di latticino che si desidera provare in accompagnamento alla confiture de figues e noix, e distese di fiori. Per fare colazione, la cosa migliore non è quella di cercare una pasticceria premiata di Francia, ma di trovare la migliore Boulangerie di quartiere, dove prendere un croissant aux amandes e un café creme, per poi iniziare la giornata con una lunga passeggiata attraversando la Senna, andando oltre gli Champs Elysées, proseguendo per tutta Rue Saint-Honoré. Qui, verrete ammaliati dal lusso, tra gallerie d’arte e boutiques: fermatevi da Hermès le cui vetrine brillanti di colore sono magistralmente eseguite per farvi riempire l’animo di gioia e desiderio, e da Givenchy per comprendere l’essenzialità ed eleganza dell’haute couture. Fate acquisti da Mes Demoisselles, marchio francese che propone una moda fatta di leggerezza, tessuti impalpabili, volumi ampi, colori tenui e fiori di Provenza, e da Sandro dove le linee strutturate degli abbinamenti, spalline imbottite, borchie e pizzo cavalcano la moda con un allure totalmente parigina.
Giungerete al Musée du Louvre, con un animo ampiamente più leggero. La collezione è immensa e necessita giorni di visita: andate dritti al reparto di pittura fiamminga e francese, spesso poco visitata poiché nei piani alti (sfiniti dagli Egizi e Rinascimentali, non ci si arriva), rimarrete stupiti dalla mistica penombra delle notti di Rembrandt, dalla sobrietà e poesia degli interni di Jan Veermer, dai lussureggianti banchetti delle soste di caccia sotto una quercia di Charles Van Loo, dalla melanconia del Gilles di Antoine Watteau nelle sue vesti da pagliaccio, dalla sensuale morbidezza del corpo della Venere di Francois Boucher, languidamente sdraiata su una nuvola mentre seduce Vulcano, dalle commuoventi nature morte di Chardin i cui colori pastello e l’assenza di tempo ne mostrano l’estrema modernità. La migliore conclusione della visita è concedersi un flut de champagne nei morbidi divanetti del Café Marly: la vista mozzafiato sulla Piramide illuminata che emerge nell’oscurità della sera dalla terra dell’antico piazzale del Louvre, prima dell’espandersi delle Tuileries (che ai meno romantici può sembrare cosa scontata) è in realtà tra i momenti più belli al mondo. Se avete voglia di un posto più movimentato, andate all’Experimental Cocktail Club, 37 rue Saint Sauveur, il luogo d’origine della giovane catena d’hôtellerie francese, perfetto per entrare nell’atmosfera giusta della serata. Continuare con la movida? All’Hoxton Hotel in una laterale dei Grands Boulevards potrete accedere al bancone del ristorante Rivié o all’intimità del Jacque’s Bar che oltre la mezza notte offre un ambiente giovane ed elegante, comode sedute di velluto, tappezzeria floreale, musica dal vivo, piatti da condividere e cocktail esotici di ispirazione marocchina: il tempio del Mixiology.
Giorno 2. La cosa da fare a Parigi è vedere le mostre temporanee che sono in corso: non ve ne pentirete, e soprattutto, non si ripeteranno più. E poi andate a visitare le chicche, i luoghi meno celebri ma traboccanti di spirito autoctono: la casa Casa Museo di Eugène Delacroix, delizioso palazzetto nascosto tra le vie di Saint-Germain, che mostra lo stile di vita del grande artista romantico, insieme a incisioni e ritratti. Qui assaporerete anche la vivacità del quartiere delle gallerie d’arte ed antiquariato, tra cui spicca Galerie Chanan, 11 rue de Lille, in cui l’arredo di design contemporaneo tocca livelli di inaspettato godimento con forme di reminiscenza arabeggiante, materiali preziosi, specchi mosaicati, lampade dorate: tutti pezzi da collezione. Il pranzo è nella Terrace giusto di fronte alla gotica Abbazia di Saint-Germain de Près, la più antica di Parigi: Les Deux Magots è un classico senza tempo che offre una vista sensazionale e un arredo tradizionale, dove mangerete toast caldi con burro, salmone affumicato e fois gras, un calice di Sancerre della Loira, e una delizia a scelta direttamente dalla Pâtisserie di Pierre Hermé, la cui creazione nella cioccolateria non ha eguali in Francia. Proseguite verso Les Invalides dove troverete il maestoso Hôtel Particulier di Auguste Rodin, la sua antica residenza nel cui giardino barocco con parterre e piante topiarie giganteggia il suo Pensatore, circondato dai tassi, mentre il percorso interno fa rivivere la passionale evoluzione del suo estro creativo. Siete vicini a casa, se avete seguito il mio consiglio e risiedete nel VII°, per cui è necessaria qualche ora di riposo. Poiché vi attende una serata colma di delizie e divertimento presso Aux Près, ristorante dello chef Cyril Lignac al 27 rue du Dragon, che stupisce per contemporaneità nelle proposte asiatiche e arredo di gusto modestamente francese. Sul grande bancone di marmo bianco con venature nere gustate un cocktail preparato dall’abile barista mentre attendete di mangiare Carpaccio di boeuf con tartufo, così sapientemente marinato da sciogliersi sul palato, bocconcini di sushi croustillants al salmone, pain perdu tiepido alle spezie con nocciole arrostite e gelato alla vaniglia. Esplosione di sapori e consistenze. La musique aumenta, l’atmosfera è vivace, eppure l’intimità è assicurata dalla luce soffusa nelle sedute ad angolo di pelle rossa. In alternativa, poco più in là, si trova il Sola, 12 rue de l’Hôtel Colbert, nascosto tra la Sorbonne e Notre Dame. La cucina giapponese propone un menù strutturato con estrema grazia che vi sorprenderà per variazioni di gusto, leggerezza e inattesi contrasti, mentre sedete in basso tra il profumo di legno e fiori di ciliegio, finché il gelato all’anice stellato servito con cucchiaino di legno per non variarne la freschezza la renderà un’esperienza indimenticabile. Da occasione. Per rimanere in stile e in serata, senza cadere sull’underground, scegliete tra il Silencio e l’Hotel Bourbon, dove ballare e bere nell’eleganza ed esclusività di un club parigino.
Giorno 3. Il giorno seguente è tempo di affrontare la scoperta del Marais. Qui, non perdetevi il Musée Picasso, la residenza parigina del genio dell’arte del Novecento, da poco restaurata e riaperta, con tutte le opere del suo lascito testamentario, intimi ed unici esempi del suo spirito versatile. Sfiniti nel girovagare per il quartiere, il più antico ed autentico poiché non sventrato dalla ristrutturazione della Parigi Napoleonica su progetto di Hausmann, e per questo l’unico labirintico, fermatevi per un tè fumante, una centrifuga fresca, con dolcetti svedesi fatti in casa nel delizioso cortile del Café Suédois, 11 rue Payenne, nell’omonimo Istituto di Cultura, per un assicurato momento di détente. Se invece siete più da pausa alcoolica provate i Vins des Pyrénées a Le 1905, 25 rue Beautreillis, dove un dehors di piante, sedute in pelle e libri vi accompagnerà in una nostalgica atmosfera letteraria, con tanto di musica di inizio secolo. Visitate Tornabuoni, 9 rue Charlot, dove l’arte italiana del dopoguerra fa da padrona, nella sede parigina della celebre galleria antiquaria italiana, e la Galleria Roberta Pane al 47 rue de Montmorency: nata a Parigi nel 2008 è centro per l’arte contemporanea di stampo concettuale, con succursale a Venezia. Se invece è l’arte antica ad appassionarvi, fate un salto alla Galerie Canesso, 26 rue Lafitte, che espone capolavori tra il Rinascimento e il Barocco italiano e fiammingo, scelti dall’antiquario, nel culto della ricercatezza e unicità.
I negozi vintage attireranno i vostri sguardi ad ogni angolo: perderete ore ad entrare nella maggior parte per scegliere il migliore montoncino usato in stile Sophie Marceau ne Il tempo delle mele, mentre i profumi delle épiceries israeliane allieteranno i vostri sensi: quartiere multietnico per eccellenza nasconde il lato autentico dietro alla tendenza snabby-chic. Superata Place de Vosges, con la sua identica sequenza di case rosse a circoscrivere un perfetto quadrato voluto da Enrico IV di Francia, di cui una fu la maison di Victor Hugo, addentratevi alla ricerca del Candelaria. Entrate nello stretto locale di cucina messicana, superate la porta e sarete nel vero e proprio club specializzato in spiriti d’agave: mattoni, riverberi delle candele, musica in sottofondo, minuscoli tavolini. L’affascinante sorpresa, con la giusta compagnia e una serie di tacos piccanti, allieterà la vostra serata parigina.
Giorno 4. E’ il giorno perfetto per visitare il Musée Jaquemart-André: la residenza di epoca hausmanniana affascina per la sua grandiosità, casa di una coppia di collezionisti e amateuers che nella seconda metà dell’Ottocento crearono un luogo di meraviglie con tesori dell’Italia rinascimentale e barocca, scene galanti di Fragonard e vedute di Canaletto: lo scalone monumentale è adornato dall’affresco di Giambattista Tiepolo staccato, all’epoca, da Villa Contarini a Mira, giusto sopra uno splendido jardin d’hiver. Proseguite per tutto il boulevard finché non arrivate nel quartiere della Bourse: il late lunch è da Frenchie.to.go, il miglior street-food di Parigi, classicamente americano per la categoria di pasto, panino e patatine, tradizionalmente francese nella scelta dei componenti: Lobster Roll con pain brioché caldo e aragosta immersa nel burro bianco, Pulled Pork composto di morbidissimi sfilacci di maiale e cavolo cappuccio viola, da accompagnare con frites (sottilissime) à la francais, birra artigianale o estratto di lampone. Nella minuscola Rue du Nil troverete anche la Frenchie Bar à Vins della stessa proprietà, perfetta per una cena gourmet da condividere con una vivace e rumorosa compagnia e un ottima cantina.
Proseguite per Montmartre: non si può rinunciare a fare una passeggiata nel quartiere degli artisti della belle époque. L’atmosfera è come si ci aspetta: il tempo è fermo tra le vie in salita che portano alla grande Basilique Sacré-Coeur, eretta tra il 1873 e il 1914 in candida pietra calcarea, con i suoi profili da castello delle favole e lo stile neo-bizantino che domina la vista sulla ville lumière. Le tende rosse e bianche dei bistrot, le locande con le insegne lignee, l’incanto del Jardin Renoir del piccolo Musée de Montmartre, le bancarelle di souvenir e dipinti, rendono il fascino di un Parigi turistica ma viva e vivace. Ammirate il Pigalle BasketBall, meraviglioso campo sportivo in cui il fucsia, arancio e blu petrolio creano uno scoppio di colore ed intenso grafismo che conduce fuori dal tempo e dallo spazio all’interno del vecchio quartiere popolare. Concepito dal ILL-Studio e dal fashion brand Pigalle come centro di aggregazione, è diventato dal 2009 a oggi, il campo più cool di Parigi dove moda, fotografia e sport si intrecciano come potente strumento interculturale. E poi, il cimitero di Père-Lachaise dove troverete le tombe monumentali dei più grandi scrittori e protagonisti della storia francese: un luogo di culto dove devozione, arte e misticismo si mescolano alla perfezione e vi lasceranno una forte sensazione di timore e bellezza.
In zona potete fare un salto alla Maison Souquet, 10 rue de Bruxelles, giusto per un drink: un albergo di lusso estremo che fa rivivere il grande ed eclettico stile ottocentesco negli arredi arabeschi, dipinti realisti e broccati francesi. Per cena invece, più cauti, fidatevi di un posticino nascosta tra le vie di Montmartre in cui pochissimi tavoli vi accoglieranno nell’atmosfera di coppia con piatti tipici rivisitati con gusto e abbondanza, in un ristretto menu che garantisce la cura degli ingredienti: il Seb’On, 62 rue d’Orsel.
Siete invece stufi della ricchezza della cucina francese? Prendete un taxi e fatevi portare Daroco, 6 rue Vivienne: il tempio della pizza, la migliore che potrete trovare a Parigi! Piante e lampade scendono dal soffitto come in una giungla urbana mentre una folla di affamati occupa i tavolini in marmo, ridendo e bevendo nel momento di estasi provocato dal profumo del basilico sul pomodoro. La pasta è spessa al punto giusto, le combinazioni eccellenti e dal sapore mediterraneo: vi verrà forse voglia di un ultima coppa di champagne nel retro, dove il cocktail club immerge nella giusta atmosfera con musica e luci soffuse. Avrete il tempo di passeggiare nella limitrofa Galerie Vivienne, concepita nel 1823 come lussuoso passage couvert per lo shopping con pavimenti mosaicati e tetto spiovente a vetrate, proseguire per Palais Royal con il suo giardino a parterre e i portici monumentali: in una notte fredda, luminosità rada, alberi spogli, inferriate semichiuse…vivrete la grandiosità e il lusso dell’antica reggenza francese. E non dimenticatevi di tenere sempre lo sguardo rivolto verso la Tour Effeil, Regina incontrastata della città, che allo scoccare di ogni ora della notte s’illumina, brillando di luce e gioia.
Giorno 5. Se il vostro viaggio si prolunga, dovete andare in gita nella campagna de l’Ile de Paris, e visitare il magico Château de Fointainebleau, l’antica residenza dei regnanti di Francia. E, non credete, vi rimarranno ancora tante scoperte per il prossimo viaggio!
Con questa piccola guida, frutto di una cernita serrata sulla base di numerose esperienze, gusto e comodità, spero sarete soddisfatti, e forse amerete Parigi quanto lo faccio io.
Au revoir!