Giovane studio grafico milanese, che spazia dall’editoria all’illustrazione, all’infografica illustrata. Appena compiuti i 2 anni abbiamo deciso di intervistare i ragazzi dietro La Tigre, per farli conoscere a chi non ha ancora avuto modo di vedere i loro lavori…
Quando e come è nata la voglia, o il bisogno, di fondare uno studio e quali principali difficoltà avete affrontato?
Dopo qualche anno di lavoro nei due studi milanesi che ci hanno formati a livello professionale (Zetalab e Leftloft) e qualche esperienza di freelancing portata avanti nel frattempo, nel 2009 abbiamo sentito l’esigenza di metterci in gioco in prima linea per poter portare avanti il nostro approccio al progetto, la nostra visione e per poter continuare a crescere. Non è stato semplice imparare a gestire gli aspetti burocratici ed economici e le attività di accounting, di ricerca e gestione dei clienti e – soprattutto – non è stato semplice costruirci una certa credibilità, e il fatto di essere giovani ha complicato ulteriormente la cosa.
Siete in tre: qual è il vostro background formativo e come vi dividete il lavoro in studio?
Luisa e Margherita si sono laureate al Politecnico di Milano in Design della Comunicazione nel 2006, mentre Walter si è diplomato allo IED nel corso di Art Direction nel 2005. Appena terminati gli studi, Margherita e Water hanno iniziato il loro periodo di lavoro come designer a Zetalab, dove si sono conosciuti, e Luisa a Leftloft.
Abbiamo tendenzialmente tutti le stesse competenze a livello tecnico, ma approcci, stili e interessi leggermente diversi, per cui cerchiamo di scegliere come responsabile e referente chi pensiamo sia più adatto e interessato al progetto.
Walter solitamente segue i progetti in cui serve un forte impatto visivo e un linguaggio grafico particolare, con un approccio quasi artistico, Luisa quelli in cui l’illustrazione si avvicina al mondo della tipografia e i progetti editoriali complessi, Margherita quelli in cui serve un approccio più strategico e progettuale, come i progetti di branding e identità.
Con la vostra attività toccate diverse branche della grafica, dall’editoria all’illustrazione, all’infografica illustrata. C’è qualcosa che preferite fare e, se si, cosa?
Domanda difficile! Ci piacciono i progetti di identità complessi e strutturati così come quei piccoli lavori in cui possiamo esprimerci più liberamente e osare di più.
Qual è stato il progetto realizzato in questi due anni a cui siete più legati?
Il progetto a cui siamo più legati è senza dubbio il lavoro fatto per il New York Times Magazine, soprattutto per l’emozione e la voglia di dare il massimo.
Siete nati da soli due anni e avete già lavorato per Microsoft, The New York Times Magazine e altri clienti stranieri. Che differenza di approccio al progetto e alla grafica avete riscontrato rispetto all’Italia?
La differenza principale lavorando con clienti stranieri, in particolare con clienti americani, è nell’approccio, molto pragmatico e assolutamente informale.
Ti trovano nel web, pensano che il tuo lavoro sia interessante, ti chiamano (anzi, ti scrivono) e ti affidano direttamente un incarico.
Quelli che interessa a questi clienti è sostanzialmente il portfolio, non sono interessati a sapere chi sei, quanti anni hai, da quanto tempo lavori e per chi. Sono i lavori che hai fatto e che vedono a costituire una “garanzia di qualità”.
A che età è avvenuta la vostra prima esperienza in uno studio professionale? Che consiglio date ai giovani grafici che vogliono proporsi ma difficilmente ne trovano occasione in Italia, anche, forse (ma non sempre) a causa dell’ambiente saturo o delle poche buone occasioni?
Abbiamo iniziato tutti e tre all’età di 24 anni e, forse, nonostante siano passati pochi anni, la situazione ora sembra ancora più difficile.
È fondamentale curare il portfolio ma anche – ahimè – aspetto sottovalutato da noi designer, sapersi vendere.
Per avere un portfolio interessante, ricco e distintivo, è fondamentale dedicare tante energie alle proprie passioni e tenere traccia di tutte le esperienze “creative” (dalla fotografia al disegno, alla scrittura) anche in assenza di un committente si possono cercare e creare occasioni per sviluppare progetti assolutamente interessanti.
Sembrerà un cliché o una banalità ma è fondamentale aggiornarsi continuamente attraverso qualsiasi canale che possa dare uno stimolo. Le idee nascono ovunque.
Quali grafici/illustratori/artisti in generale preferite? Da quali eventualmente siete ispirati nella vostra attività?
La nostra ispirazione viene dal mondo della grafica – comtemporanea e non -, dell’arte e del design – di prodotto e di interni.
Siamo molto affezionati a Charlie Harper come illustratore e amiamo quel mix di rigore e “pazzia” degli anni ’60, a Bruno Munari per forza della sua visione e la freschezza del suo pensiero e a tantissimi altri personaggi che hanno in qualche misura cambiato la nostra visione delle cose (Laurie Anderson, Robert Bringhurst, John Maeda, David Carson, Chris Ware…). Fra i nostri studi preferiti: Studio Dumbar, Studio 8, Tomato, Non-Format, La Mosca e Kokoro&Moi.
LUISA
libro: I detective selvaggi di Roberto Bolaño
disco: Revised Observations dei Revisions
font: Giorgio Sans di Christian Schwarz
MAG
libro: Le Città Invisibili di Italo Calvino
disco: Daydream Nation dei Sonic Youth
font: Dolly di Underware
WALTER
siccome non ho un libro preferito metto 2 dischi:
Così distante dei Sottopressione
Argument dei Fugazi
font: Knockout di Hoefler & Frere-Jones