Giorgio Andreotta Calò, “Prima che sia notte”
Qualcuno ha detto (niente di meno che Clara Tosi Pamphili, accreditata voce, in campo artistico-culturale, della scena capitolina e non solo) che “Giorgio Andreotta Calò ci ha presentato due grandi capolavori: uno ha vinto il Premio Italia Arte Contemporanea 2012 e l’altro, stretto tra le braccia della compagna Francesca Grilli, ha perso il ciuccio due volte durante la premiazione”.
Ma andiamo per gradi.
Il Premio Italia Arte Contemporanea, quest’anno alla sua seconda edizione, è nato per sostenere la nuova generazione di artisti italiani, con l’obiettivo di promuovere il loro talento a livello locale e internazionale.
Nell’ambito del progetto, articolato in quattro diverse fasi (costituzione della Giuria, individuazione degli otto direttori e curatori segnalatori, selezione di quattro progetti di artisti con un’età compresa tra i trenta e i quarant’anni, allestimento della mostra e, infine, proclamazione del vincitore), la Giuria del Premio di quest’anno ha individuato, tra i quindici artisti segnalati, Giorgio Andreotta Calò, Patrizio Di Massimo, Adrian Paci e Luca Trevisani.
E Venerdì 30 Marzo, presso il MAXXI di Roma, è stato decretato il vincitore.
La serata è cominciata con una dissertazione sull’arte da parte del comico Alessandro Bergonzoni ed è poi proseguita con il messaggio del Capo di Stato Napolitano, che, in una lettera indirizzata alla direttrice del museo Anna Mattirolo, ha lodato il fortunato progetto promosso e prodotto dal MAXXI.
“Prima che sia notte” è “l’opera che riattiva le connessioni del museo, e del Maxxi in particolare, con la città, con Roma”. Con questa motivazione, fra le altre, il premio è stato consegnato da Franca Sozzani, direttore di Vogue Italia, a Giorgio Andreotta Calò.
Il vincitore Giorgio Andreotta Calò
Il lavoro del giovane artista veneziano appassiona, avvince. Ed emoziona lo sguardo dell’artista che, non appena nominato vincitore, cerca quello della compagna, seduta tra gli ospiti, con in braccio il loro piccolo bimbo. Giorgio lascia subito il palco. Vuole prima stringere a sé la famiglia. Solo dopo può concedersi ai fragorosi applausi del pubblico presente alla cerimonia.
L’installazione, pensata per il MAXXI, mette in relazione l’architettura del museo con il paesaggio al di fuori, grazie all’utilizzo della stenoscopia: il panorama esterno al museo è proiettato, capovolto, sulla parete della stanza che si riflette in un ampio specchio d’acqua, con un riflesso che trasmette la sensazione di una città che sorge dal basso.
Il lavoro di Giorgio Andreotta Calò ci conduce in un paesaggio onirico che offre numerosi spunti e livelli di riflessione.
Il giudizio di chi come me è stata coinvolta al punto di voler rivivere questa esperienza plurisensoriale quattro volte in soli due mesi, è chiaramente di parte. E non mi resta che dire, a chi ancora non ci fosse stato, che ha tempo fino al 20 Maggio per vivere un’avventura davvero unica.