Figlia di immigrati russi, Anna Skladmann nasce in Germania nel 1986. E’ una fotografa freelance che vive e lavora tra New York e Mosca.
New York e Mosca, un viaggio nel tempo tra mondi paralleli. Tra chi è alle prese con la crisi di un modello che ha fortemente difeso a colpi di conquiste spaziali e rincorse ad armamenti nucleari e chi, quel modello, ha appena iniziato ad assaporarlo.
Con la serie Little Aduls la Skladmann esplora cosa voglia dire crescere come un bambino privilegiato nella Russia di oggi. Uno Stato con un passato ingombrante che ancora regola la vita quotidiana. Una sorta di indagine sui figli dei nuovi ricchi russi, una classe in espansione che alleva i propri figli affinché diventino l’elite della Russia di domani. Fotografare le nuove generazioni russe di bambini, spiega la fotografa, riflette l’estremo contrasto tra le gerarchie sociali, le aspettative di controllo date dalle aspirazioni familiari, l’idea di normalità, la perdita della fanciullezza e il costante desiderio di fama. Quello che inquieta maggiormente in queste immagini, infatti, è vedere i bambini ritratti come piccoli adulti. Un tuffo nel passato. Come nella società medievale dove il sentimento dell’infanzia di fatto non era minimamente contemplato, non appena il bambino era in grado di sopravvivere senza cure materne, veniva risucchiato dalla società degli adulti. Un po’ come andare avanti tornando indietro. E in un colpo solo addio Freud, Steiner, Montessori e tutte le loro teorie.
Le immagini sono frutto di una messa in scena certo, ma i bambini sono ritratti nel loro ambiente naturale (e questo testimonia quanto i nuovi ricchi siano spudoratamente ricchi) e la Skladmann prima di immortalarli ha intervistato i bambini tentando di capire quali fossero i loro sogni, cosa volessero, in modo da poterlo riportare fotograficamente. E questo è i risultato. I figli dei nuovi ricchi sognano ricchezza, fama e potere. Povera Laika, cagnetta inconsapevole. L’avesse saputo prima che anche i bambini russi sarebbero diventati una caricatura dei desideri di massa si sarebbe piacevolmente risparmiata la morte in orbita. Ma il desiderio d’eccesso ha radici profonde, spiega la fotografa: “Non ho fotografato oligarchi ma la nuova upper class russa. Gente che ha fatto i soldi lavorando con le materie grezze dopo la privatizzazione degli anni ‘90, gente che lavora nel mondo della moda, nelle produzioni cinematografiche, proprietari di ristoranti, di real estate, politici. Cresciuti in una profonda desolazione, essi stessi non hanno avuto un’infanzia appropriata. Stanno cercando di provvedere all’infanzia dei loro figli dandogli tutto quello che loro non hanno avuto. Ma devono aver fatto un po’ di confusione lungo la strada. Questo è quello che succede quando non ci sono tradizioni che tengono stretta una nazione. Devono ricrearsi da soli, capire se stessi prima di poter mantenere un equilibrato stile di vita”.