Prologo: probabilmente non sarò imparziale narrandovi delle gesta di Stefan Sagmeister perché io nutro un profondo amore per la sua follia e il suo genio e ho la tendenza ad osannare i miei eroi.
Mi conquista immediatamente, non appena scopro che per un manifesto, relativo ad un ciclo di conferenze al campus universitario di Cranbrook (Detroit), decide di farsi incidere la pelle con una lametta come fosse un biglietto d’invito vivente. Come potrebbe lasciarmi indifferente quest’uomo nudo che tiene in mano una scatola di cerotti e si auto-infligge il martirio per dar vita alla sua creatività? Pensare di incasellarlo solamente come graphic designer è riduttivo. Stefan Sagmeister è un artista della comunicazione, un visionario, un matto duro.
Una sottile vena ironica caratterizza i suoi lavori. Emblematico il caso in cui una sua fidanzata gli chiese di farle dei biglietti da visita, ma a patto che non venissero a costare più di un dollaro l’uno: Sagmeister prende alla lettera l’indicazione e stampa nome e indirizzo della ragazza su banconote da un dollaro.
Io amo quest’uomo.
Cura l’immagine di vari clienti, dalla catena di negozi di jeans del fratello in Austria fino al Museo Guggenheim e alla Time Warner. Tuttavia le opere che lo rendono famoso al grande pubblico sono costituite dalle copertine dei CD e dai manifesti. Celebri le sue copertine per gli album di Lou Reed (quelle dove la faccia di Lou Red diventa un foglio bianco sul quale scrivere) e poi per gli Aerosmith, David Byrne e gli Stones. E per le sue prese di posizione provocatorie (Style=Fart letteralmente “lo stile è una scorreggia”).
Nel 1996 Segmaister inizia a realizzare i manifesti per l’AIGA (American Institute of Graphic Arts). Nel primo manifesto, relativo ad una serie di dibattiti, sono fotografate due lingue in erezione l’una davanti all’altra (Fresh Dialogue). L’anno successivo, per la conferenza biennale, nel manifesto raffigura dei polli decapitati che corrono nella prateria all’imbrunire (But, Hurry!). Lavorare con l’immagine al limite delle convenzioni e dell’ambiguità gli riesce bene e porta con sé uno strascico di elogi e polemiche.
La produzione successiva si avvicina sempre più alla sfera emozionale molto affine al mondo dell’arte. I lavori più recenti sono, infatti, istallazioni. Come il progetto “Obsessions make my life worse but my work better”. Realizza la scritta in piazza Waagdragerhof ad Amsterdam utilizzando 250.000 centesimi di euro. A tal proposito Sagmeister dice essere raramente ossessionato dalle cose nella sua vita privata “non mi interessano la giusta gradazione di verde per il divano e i dettagli sessuali di un’ex amante per la temperatura corretta di una sala riunioni. Non credo di perdermi molto. Ma sono ossessionato dal nostro lavoro e credo che i nostri progetti migliori provengano proprio dalle ossessioni”.