Milano è una città creativa?
Il protagonista del documentario LOVE till I Die, il designer Fabio Novembre, nel film
recentemente pubblicato online, lancia una provocazione verso l’industria della creativita’ a
Milano:
“A Milano le cose devono nascere gia’ cresciute…ti accorgi che e’ come se non ci fosse cultura
giovanile. E’ diversissima da Londra o New York dove c’e’ una grande cultura giovanile, qua c’e’
soltanto quello che e’ established.”
Il film apre un dibattito tra vari artisti, che fa emergere non solo i loro diversi approcci al lavoro,
ma anche le problematiche che nella realta’ milanese e nell’industria creativa non permettono ai
giovani artisti di trasformare le loro passioni in un lavoro.
Michele Bonechi, regista indipendente si è fatto queste domande e le ha girate ad alcune
personalità creative che da tempo vivono e lavorano a Milano, con l’obiettivo di capire quali spazi
si possano aprire per i giovani creativi.
Dice Michele: “Ho lasciato l’Italia subito dopo il diploma, per frequentare l’universita’ a Londra,
dove risiedo ormai da otto anni! Avevo sempre pensato che Milano fosse la citta’ giusta per far
emergere nuove realtà giovanili nel settore creativo, ma col tempo mi sono accorto che la
cultura italiana e’ diversa da quella inglese: a Londra i giovani sono visti come una risorsa,
portatori di idee nuove, in Italia sembra esserci solo l’establishment, tutto il resto e’
underground”.
L’artista Duilio Forte, una delle personalita’ piu’ visionarie della realta’ milanese che il regista ha
incontrato, gli ha raccontato una cosa che ha apprezzato: “C’e’ difficolta’ a far
emergere la creativita’ e gli spiriti interessanti che ci sono. Non e’ una citta’ spettacolare, e forse
questo puo’ essere uno stimolo a creare poi dei sogni”