2013, Hay collection
Per metamorfosi si intende quel cambiamento biologico e fisiologico che conduce un essere vivente dallo stato larvale a quello adulto. La storia di HAY, azienda danese di design, è del tutto assimilabile a quella di un animale che cambia pelle, di un organismo che cresce e si evolve, fino a raggiungere una maturità evidente.
Fondata nel 2002 rimane per un po’ di anni nell’ombra, non molto conosciuta fuori dai propri confini se non da qualche appassionato o addetto ai lavori. Anno dopo anno guadagna credibilità e rafforza le proprie ossa, preparando il salto del 2012, quando si presenta al pubblico con una veste totalmente rinnovata ed incredibilmente bella. Un nuovo sito, una nuova immagine coordinata, nuovi styling per il catalogo, uniformizzazione dei materiali, delle finiture, dei colori e dei tessuti di tutte le collezioni, sono cambiamenti apportati dagli art director Clara von Zweigbergk e Shane Schneck, che danno un’accelerata all’azienda che ancora oggi non accenna a fermarsi, trasformando quel bruco insicuro in una meravigliosa farfalla.
Hay produce dal quaderno per gli appunti alla sedia, dal canovaccio da cucina al copripiumino, riuscendo a dare continuità estetica a tutta la collezione con una sensibilità che in pochi hanno,
creando oggetti che non urlano la propria presenza ma dotati di una personalità spiccata. Fiore all’occhiello del catalogo è la collezione tessile, quasi interamente disegnata dal duo olandese Sholten & Baijings che nonostante ciò non ruba la scena al resto dei prodotti.
La realizzazione dell’ultima collezione di sedute e tavoli dei fratelli Bouroullec consacra l’evoluzione dell’azienda ascrivendola definitivamente all’elenco delle grandi. Tanti occhi ora sono puntati sul marchio danese, che alla prossima design week londinese presenterà una collezione disegnata da Sebastian Wrong.
C’è da sperare che HAY continui ad evolversi e che la vanità non la porti a chiudersi in se stessa, le realtà come questa fanno bene al design, fanno bene a tutti, riempiono il mondo di bellezza, di quella delicatezza profonda che non si ferma alla superficie.