“Perché, prima come si faceva?” Eh, prima come si faceva: busta impermeabile, cartina, occhio ai cartelli, chiacchiere con i locali e, se proprio volevi monitorare anche la performance, via con cronometro e orecchio fino (per le pulsazioni). Già ma ora non è più una volta e, soprattutto quando c’è da fare un giro cicloturistico o magari anche un allenamento o una granfondo, c’è bisogno di qualche aggeggio tecnologico per mantenere la rotta: fisica e stradale.
Certo c’è lo smartphone, c’è Strava e c’è Google Maps: però mettersi sempre a guardare il telefono per capire se stiamo seguendo le giuste mollichine di pane e o per fermare e riavviare monitoraggio della sgambate, diciamocelo chiaramente, non è proprio il massimo. Così hanno inventato dei marchingegni appositi e io ne ho provati un paio.
Garmin Edge Touring
Primo fra tutti ho provato il Garmin Edge Touring, prodotto che il marchio di ciclocomputer per eccellenza ha creato esclusivamente per il popolo dei cicloturisti. Cominciamo per dire che appena arrivato l’ho dovuto subito rispedire indietro, problema con l’aggiornamento del software che lo rendeva praticamente inutilizzabile. Vabbé, poco male, l’assistenza Garmin si è rivelata spettacolarmente efficiente, in tre giorni mi hanno recuperato il Touring, l’hanno sistemato e rimandato direttamente sulla mia scrivania, funzionante. Tutto a loro spese, si intende. Così ho iniziato a usarlo ma le delusioni sono state costanti. Due cose per tutte: le mappe non sono proprio dedicate alla bici, o per lo meno non così aggiornate: la mia Peugeot in compagnia del Garmin si è trovata a percorrere addirittura la famigerata Secante, una quattro corsie che collega la parte sud alla parte nord di Cesena. Certo la Secante non vede asperità o bivi pericolosi, ma sicuramente è un’esperienza che avrei preferito non vivere. Altro problema, ogni tanto il Garmin Edge Touring si mette a scalciare come un mulo e non vuole sentire ragioni quando ti consiglia di tornare indietro. Risultato? Montare o non montare il navigatore sulla propria bici è praticamente la stessa cosa.
Passiamo ora al problema più grosso, l’autonomia: il Cyclotour du Lac Léman in sella alla mia Scott non è stato completamente registrato dal Garmin: la batteria ricaricabile mi ha lasciato a venti chilometri dall’arrivo dopo meno di sei ore di corsa. Sarò anche stato un po’ lentino a girare intorno al Lago di Ginevra, ma considerando che una giornata cicloturistica è ben più lunga di sei ore, beh, qualche pezza dovremmo mettercela no? Stessa cosa mi era capitata nel giro del Lago Trasimeno: Garmin Edge Touring Vs Paesaggio Lacustre 0:2. E tutti a casa.
Certo caricare le mappe sul Touring è molto intuitivo, così come non bisogna fare niente per caricare la propria attività su Strava, ma un dispositivo con le mappe mi deve dare ben più che strade sbagliate, bizze da lattante e urla di felicità mozzate.
Wahoo RFLKT+
Mi sono spostato così verso un altro prodotto il Wahoo RFLKT+ fornitomi con tanto di Wahoo Blue Sc. Perfetto! Il RFLKT+, come dice il nome stesso, non è altro che un ciclocomputer che si attacca alla pipa dell bici con un elastico e all’iPhone (solo a iPhone e per di più dal 4s in su) e agli altri dispositivi, come la fascia cardio e al frequenzimetro per il pedale, via bluetooth. RFLKT+ sembra subito molto intuitivo, magari poco stabile nella suo posizionamento, ma semplice da collegare alla sua app nativa o a Strava. Un aggeggio davvero stiloso. Forse solo stiloso. Sul ciclocomputer si riesce a visualizzare tutto ciò che iPhone registra: velocità, ora, tempo di percorrenza, cadenza, musica in riproduzione (mi raccomando voi non fatelo mai).
Però, anche qui ci sono un sacco di però. La precisione della comunicazione è assolutamente discutibile: nel bel mezzo di un rettilineo infiammato vedevo segnalato un ondulante 3 Km/h, mentre con la bici in spalla sulla soglia di casa la mia maglietta risultava essere spolverata dal vento dei 37 Km/h, mmm. Certo è bastato collegarlo al Blue Sc per rendere tutto preciso come un colpo di biliardo. Poi ho avuto qualche problema con la musica: secondo il RFLKT+ ho ascoltato sempre lo stesso pezzo: “Un Brano”.
Ultima cosa, ho usato il RFLKT+ per tre uscite, un totale di sette ore, forse otto. Stamattina l’ho poggiato al fianco del mio nastro giallo e ogni tentativo di rianimarlo è stato vano. E le batterie non sono neanche ricaricabili.
Ho idea che per trovare qualcosa che mi possa accompagnare in bici dovrò guardare altrove, per il momento mi continuerò a orientare con bussola e cartelli, mentre per sfidare i miei amici su Strava mi accontenterò di caricare i miei tragitti una volta su quattro, ovvero le volte che ricordo di portarmi dietro il telefono.