Dietro il brand di borse e valigie Crash Baggage c’è una filosofia del viaggio che non prevede preoccupazioni e patemi d’animo per le condizioni in cui viaggerà il nostro bagaglio. Crash Baggage è “la valigia rovinata”, già prodotta con le tipiche ammaccature provocate dall’uso e dal trattamento (non proprio delicato) che prima o poi i bagagli subiscono tra spostamenti, lanci in stiva e imbarchi.
L’idea è del veneziano Francesco Pavia, giovane designer veneziano, che ha concentrato questa intuizione (grazie anche al know-how dell’impresa familiare) in un prodotto unico, declinato (al momento) in 4 collezioni, con 3 diverse misure: la collezione Pioneer, in 8 colori con finitura opaca, Bright in 4 colori “metallici”, Surface, in collaborazione con l’artista Luca Zamoc, che quasi nasconde le ammaccature con dei pattern, e Camo, una edizione limitata che reinterpreta la classica grafica camouflage. Ok l’estetica, ma Crash Baggage bada anche alla qualità, utilizzando materiali all’avanguardia: le valigie sono costruite da policarbonato, una plastica leggera ma resistente agli urti, mentre tutte le valigie sono “sostenibili”, in quanto prodotte seguendo uno standard che limita la presenza di elementi chimici nei vari componenti.
Nel 2015 si è aggiunta anche la BUMP collection che comprende 2 zaini, una tote bag e una weekend bag in nylon con il fondo in policarbonato, come la linea delle valigie.
Crash Baggage si sta facendo conoscere grazie a fiere di settore (NY NOW, Maison & Objet, Pitti) ed una distribuzione che ha privilegiato negozi di design e abbigliamento e concept stores (Merci a Parigi, Luisa Via Roma a Firenze, Kapok ad Hong Kong, Beams a Tokyo) che stanno apprezzando la filosofia “Handle without care” del prodotto.