Il Salone del Mobile è iniziato alla grande.
Non abbiamo bisogno di molte descrizioni. Le dinamiche e il vibe che Milano regala in questi giorni è assolutamente unico.
Certamente tutto quello che accade fuori dal Salone è quello che ci fa alzare la mattina – si con un attimo di mal di testa – ma felici di aver visto, curiosato e sentito il Made in Italy che tanto ci rende fieri.
E’ proprio di Made in Italy abbiamo scoperto con una delle realtà italiane ma con delle grandi boccate di respiro internazionale, Arper Al Salone del Mobile si presenta con uno spazio realmente impattante, assolutamente consigliato studiato su valori come Light, Balance, Family e Colour.
Ecco qui cosa ci siamo detti con Claudio Feltrin, presidente di Arper.
Alle spalle di grandi prodotti, c’è una grande mente e tanto lavoro e ricerca. Da dove parte il tutto? Quali fonti di inspirazione
In Arper i prodotti sono il risultato di una collaborazione e mediazione tra l’azienda e il designer. E’ un processo di confronto continuo, che dal brief iniziale fino alla progettazione finale tiene conto di numerose variabili, prende ispirazione dai bisogni del mercato, che bisogna assecondare ma soprattutto anticipare, e tiene conto della coerenza con il linguaggio di brand. Ogni prodotto arper deve essere coerente con gli altri, con l’obiettivo di dare vita a “ambienti” armoniosi e coerenti, in cui le collezioni dialogano tra loro e con l’ambiente circostante.
Sicuramente una delle USP è il valore della manifattura italiana che da sempre ci contraddistingue. Cosa significa il Made in Italy per Arper? E come viene comunicato?
Arper è un’azienda che ha un linguaggio internazionale. I designer con i quali collaboriamo condividono la nostra visione del design e con loro ci piace costruire delle relazioni durature nel tempo. Questo ci porta spesso a travalicare confini nazionali definiti. Il nostro design è considerato una sintesi tra l’essenzialità tipica del nord Europa, che ritroviamo nell’eleganza delle forme, il calore mediterraneo rappresentato dai colori, e un rigore che si attribuisce al design giapponese.
Salone del Mobile – che cosa ci dobbiamo aspettare da Arper per chi non ha ancora visitato?
Proprio dal Giappone viene il nostro lancio principale al salone del mobile 2018. Abbiamo collaborato con Ichiro Iwasaki (Iwasaki Design studio), che collabora con Arper da tempo, per noi ha già realizzato Pix nel 2009. Quest’anno presenta Kiik un sistema modulare di divani davvero sorprendente per la sua versatilità e per le possibilità espressive che offre, un prodotto molto in linea con il brand, che si presta a spazi attesa, lavoro, incontro, con modalità innovative e inclusive, siamo molto contenti di questo progetto. Poi ci sono preview importanti in vista di prossime fiere.. un anno denso di novità.
C’è stato un lancio di prodotto a cui siete particolarmente affezionati? Soprattutto per questa grande fiera e show immagino ci sia grande attenzione a come viene presentato il prodotto. Come si fa a rendere in un piccolo spazio espositivo una grande forza aziendale?
Esporremo su quasi 900 mq. Uno spazio notevole dal nostro punto di vista. Lo spazio dello stand deve saper esprimere un distillato del brand, il vero sforzo quindi è nell’esprimere una narrazione coerente con la propria visione. In questo senso è importante per noi collaborare con designer che interpretano arper al meglio. Lo studio Lievore Altherr, in particolare Jeannette Altherr, si occupa della direzione artistica del brand e ha coadiuvato lo studio di architettura Maio, per realizzare uno spazio espositivo che rappresenta una vera esperienza, attraverso le collezioni ma soprattutto attraverso i valori del brand, che vengono espressi nelle diverse aree dello stand con ambientazioni di ispirazione.
Un pò di confronti (se è lecito farli!) A inizio anno siete stati a Stoccolma per la fiera, ci sono differenze con il mercato italiano?
Il salone del mobile è una manifestazione internazionale di rilevanza mondiale, difficile limitarla ai confini nazionali. In questa settimana Milano è davvero la capitale mondiale del design.
Arper dedica anche molta attenzione al mercato estero, in particolare da un anno a questa parte vediamo Londra delle grandi collaborazione con il mondo dell’architettura e design. Da dove nasce questa idea e ci sono degli episodi curiosi che possiamo condividere con Polkadot?
Londra è un’altra capitale del design senza dubbio e per arper è fondamentale dialogare con la comunità locale di design, anche attraverso lo spazio dello showroom, che per noi è ambasciatore del brand. In questo contesto stiamo intensificando le nostre attività e sicuramente stiamo vedendo i frutti di un intensificarsi di relazioni cruciali.
Arper vi aspetta al Salone.