Arrivato in taxi alle 13. Nonostante avessi detto il civico giusto nè io nè il tassista l’abbiamo trovato.
Dopo un paio di su e giu per la strada ho chiamato un’amica (Francesca n.d.r.) che mi aspettava all’interno che si è affacciata indicandomi qual’era la porta. Insomma un ristorante molto discreto dall’esterno, almeno di giorno.
Come zona siamo in una viuzza a senso unico vicino alla fermata M1 Pagano. Entro e l’atmosfera è molto rilassante, dato l’orario non è affollato, la giornata soleggiata risalta i colori pastello rosa e blu delle pareti. Il legno di abete dei tavoli dona un tocco di nordico e i dettagli dei muri lasciati grezzi richiamano leggermente un ambiente industrial senza dare fastidio.
In fondo una interessante bottigliera-libreria che copre gran parte della parete.
I tavoli si sviluppano lungo le vetrine lato strada, la cucina e a vista dietro un vetro fronte ingresso. Ci sono anche alcuni sgabelli con vista cucina per i più food-nerd.
Siamo ad un business lunch e ci sediamo. Essendo li per un consiglio di un’amica, non so cosa aspettarmi. Qualcosa di nordico? Qualcosa di marittimo? Qualcosa di nordico marittimo?
Ci sediamo e dopo poco arriva il menù che ci viene spiegato (avevo prenotato la mattina e mi avevano detto che il menu pranzo era diverso dalla cena e mi avevano inviato la rispettiva foto n.d.r.) molto minimal un foglio per il food e uno per il vino su un portablocco ricavato da un foglio in legno e una pinza. Ci suggeriscono un antipasto con mix salse, pane, olio e alici tipo del cantabrico ma italiane, limone e burro che ci convincono subito. Ordiniamo poi delle bowls con riso, salmone e qualcos’altro.
L’attesa è rilassata, dato l’ambiente informale. Le posate sono poggiate su un tovagliolo bianco con un bordo decorato blu e i raggi del sole di mezzogiorno incalzano sul tavolo in legno chiaro.
Arrivano subito le alici cosparse di limone con burro a parte. Dato l’accostamento mi viene in mente il risotto limone acciughe e cioccolato di Cracco, che ho provato a fare una volta con risultati pessimi viste le facce di coloro che l avrebbero dovuto mangiare.
Le acciughe sono buone, vanno via presto, le salse pure, il pane credo fatto in casa con un lievito madre ci sta. Arrivano le bowls. Molto ciotole pokè in stile hawaiano con riso sotto e salmone marinato mango (purtroppo difficile trovarlo maturo) dei fagioli verdi, buono mangiato tutto.
Belli i piatti e le ciotole decorati semplici in pennellate blu.
Arriva il dolce, un plumcake. Lo assaggio ma non saprei decantarne né le doti né i difetti. I miei commensali lo finiscono quasi tutto.
Tutto molto ottimo, anche perchè il business lunch era offerto. Da ritornare la sera con il menu esteso che sembra essere più caratteristico e che esprime meglio lo spirito mediterraneo della cucina, complimenti ai fondatori che leggo essere il milanese Alessandro e la pugliese Federica (entrambi presenti rispettivamente in cucina e al servizio n.d.r.) che hanno messo in piedi questo piccolo ristorante informale, fresco e democratico nel voler dare tanto con una fascia prezzo media.
Via Giovanni Rasori 12, Milano
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